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GAIA CARNESI

GAIA CARNESI
31 Dicembre 2009 Rocco Rossitto

Gaia Carnesi ha 27 anni e all’immagine in movimento, preferisce la fotografia. Ha studiato a Palermo e Roma. Adesso è tornata a Catania.
Pellicola o digitale?
Pellicola per passione, digitale per comodità e immediatezza . Mi affascina la “chimica” della pellicola, la sua storia, ma riconosco quanto il digitale semplifichi le cose, permetta spesso di rimediare agli errori e in poco tempo. Mi piace postprodurre ed elaborare le immagini al computer, senza esagerare. Utilizzo il digitale quando servono molte immagini e in tempi brevi, la pellicola quando voglio creare, senza scadenze.
B/n o colore?
Sia colore che bianco e nero, li considero due differenti modi di rappresentazione e di espressione. Credo che certe immagini mostrino materia anche senza averne il colore ed altre invece non saranno mai abbastanza vive e reali senza la loro cromaticità. Per il bianco e nero prediligo quasi sempre la pellicola, soprattutto ad alta sensibilità. Per il colore invece il digitale, o pellicola diapositiva.
Che macchina usi ora?
Holga e la mia reflex analogica di sempre , una canon eos 3000, nell’attesa di sostituire la 400 D.
Quale la tua prima macchina?
A 10 anni una Easy Compact 110 s, made in China, tascabile e a telemetro. Poi è arrivata la vera macchina, una 35 mm Canon regalatami a 19 anni e che tutt’oggi utilizzo per gli scatti in pellicola. E’ da allora che ho iniziato a fotografare in modo costante.
Che studi hai fatto?
Mi sono laureata all’università di Scienze e tecnologie dello spettacolo a Palermo. Ho seguito un laboratorio di cameramen a Catania che mi ha confermato quanto preferissi l’immagine statica a quella in movimento, dopodiché ho frequentato questi ultimi due anni presso la Scuola romana di fotografia. Lì ho avuto modo di imparare ad associare la pratica alla teoria, e tanto altro.
Che cosa stai scattando in questo periodo?
Apprezzo molto il formato quadrato per cui sperimento spesso in 6×6, ma il vero progetto al quale sto lavorando è una ricerca di immagini di quotidiana intimità casalinga, più o meno serena e rivelata, colta da un punto di vista “discreto”e lontano. L’ispirazione è nata in viaggio, osservando cose e persone dal piano alto dei bus. “Home sweet home“, è ancora nascente ma spero trasmetterà un senso di accoglienza a chi lo osserverà .
Dove possiamo vedere le tue foto?
www.gaiacarnesi.wordpress.com
Hai fatto delle personali o collettive?
La prima mostra è stata nel 2003, per una collettiva organizzata dal gruppo Muridicarta (un’associazione culturale di artisti siciliani) tenutasi ai Mercati Generali di Catania. Qualche anno dopo a Palermo, per una ricerca fotografica sulla gente e le attitudini del capoluogo, organizzata dall’università. A Catania ho avuto modo di esporre per l’inaugurazione di alcuni locali ma l’ultima è stata a Roma nel 2008, per il concorso Marte Live Awards .
Un fotografo vivo e uno morto che ti piace?

Non so decidermi mai su un singolo fotografo, unisco quel che mi piace di loro: il gusto caricaturale di Elliott Erwitt, la ricerca dell’escluso di Diane Arbus, la geometria delle sagome di Andrè Kertèsz. Il minimalismo di Rinko Kawauchi, la spettacolarizzazione di David La Chapelle e l’intimo futurismo di Matthew Pillsbury, tra i vivi.
Se dico Blow-up, tu rispondi...
Scatti frenetici e continui cambi di macchine per una magra modella annoiata.