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#smwmilan – Il primo giorno

#smwmilan – Il primo giorno
19 Febbraio 2013 Rocco Rossitto

“Non ci sono problemi, solo oppurtunità” cit.

Il sottotitolo ufficioso di questa Social Media Week Milano, l’ho letto su Twitter qualche settimana fa. L’autore da quel che ho capito è Gianfranco Chicco, direttore di questa edizione della settimana dedicata ai social media. Mi piace pensare che questa frase sia stata pronunciata da lui in un momento in cui, col team che lo ha coadiuvato nell’organizzazione dell’evento, ci fossero parecchi nodi da sciogliere.

Mi piace pensare, ora che il primo giorno è filato liscio senza inghippi, ritardi, mal funzionamenti, che proprio quella frase sia ben scolpita nei ragazzi che hanno lavorato per far sì che tutto andasse come doveva andare. Così come penso che quella frase abbia ispirato alcune scelte strategiche che ho apprezzato e che vanno verso la direzione giusta riguardo “il come” conferenze di questo tipo debbano essere organizzate.

foto da facebook.com/socialmediaweekmilan

2-2 e palla al centro.

Dopo l’inaugurazione, veloce e interessante (temevo il peggio #einvece), ho seguito tutti i 4 incontri in programma.
Ad aprire la giornata un argomento che mi interessa molto: Social Media & Food: come cambia il nostro rapporto con il cibo, gli chef e la cucina. Ho trovato il panel poco “illuminante”, sarà che lo avevo caricato forse di troppe aspettative. A seguire: Power to Social Media Lovers! Monetizzare con l’E-Commerce, tra Social e Blog. Qui la musica è cambiata con Alberto d’Ottavi di Blomming che in anteprima ha lanciato la Social Affiliation. Insieme a lui Francesco Tombolini, Amministratore Delegato di Jeckerson; Federica Ianiro, Territory Manager di SocialBakers e Francesca Masoero, Co-founder, Stream! Magazine. Ognuno con interventi interessanti con il racconto di storie interessanti.

Il panel sulla fotografia mobile presentato da Nokia l’ho solo seguito a metà, perché l’attacco non mi ha convinto molto e ho quindi preferito riposarmi e non continuare a seguire, così i divanetti del Palazzo Reale mi hanno ospitato per un po’.

Infine, Rayan Davis con La strategia digitale per la Marriage Equality: illuminante ha raccontato la battaglia sull’uguaglianza dei matrimoni nei 4 stati americani dove si è votato, vittoriosamente, lo scorso novembre.

In definitiva: 2 panel che mi hanno convinto e 2 che mi hanno un po’ deluso.

E poi? Un sacco di networking (e di tweet).

Infondo “appuntamenti” come questi sono “momenti” utili di crescita e di incontro. Incontro di persone con cui ti relazione in rete, incontri con persone che ti conoscono perché qualcuno ha parlato bene/male di te, incontri con persone che conoscono persone che conosci tu (ah Paolo, ma com’è che mi parlano di te, sempre?). Così quando ho postato la foto che qui vedete, Peppe mi ha fatto una domanda e si è dato una risposta che condivido (e copio e incollo).

Visto che siete tutti chini sui device. non vi potevate stare a casa?
Coffee breaks, cab rides, green rooms. Real growth often happens outside of where we intend it to, in the interstitial spaces — what Dr. Seuss calls “the waiting place.” Hans Ulrich Obrist once organized a science and art conference with all of the infrastructure of a conference — the parties, chats, lunches, airport arrivals — but with no actual conference. Apparently it was hugely successful and spawned many ongoing collaborations.

> source here (Bruce Mau Design): http://www.brucemaudesign.com/4817/112450/work/incomplete-manifesto-for-growth