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Old Musica 4

Old Musica 4
29 Dicembre 2009 Rocco Rossitto

…finito! Ultimi post “musica” provenienti dal vecchio blog.

“L’importante è divertirsi…”

A Catania è uno dei dj che più si muove: suona tanto e tanto organizza. Il suo nome d’arte è Kikko Solaris. Quando gli chiediamo come si chiama veramente tergiversa con un improbabile “Alfredo, Alessandro, Massimo”.

Beh, almeno dicci quanti anni hai?
39

Professione dj o anche altro?
Organizzatore eventi, promoter…

Quando hai iniziato a suonare dischi?
Nella mia casa di Roma all’età di 5/6 anni, professionalmente intorno ai 20

Chi viene ad una tua serata che musica ascolta?
Dipende dalla tipologia di locale e dal tipo di pubblico che ho davanti, ad ogni modo sono molto “eclettico”, cioè mi adatto facilmente ai diversi generi musicali mischiandoli insieme. L’importante è far divertire la gente divertendosi!

Ti trovi meglio nei panni di produttore o di dj?
Le cose camminano di pari-passo!

Raccontaci qualche tuo progetto.
Dopo l’esperenzia “Solbaron” al fianco di Luigi Barone come vincitori del festival Arezzo Wave 2003 che ci ha fatto conoscere in tutta Italia , sono tanti i progetti in cantiere e le collaborazioni in corso. Per adesso preferirei non sbilanciarmi… Staremo a vedere!

Il tuo dj preferito?
Laurent Garnier, il francese dell’etichetta FCommunications che ha sfornato artisti del calibro di Saint Germain e Llorca. Il suo sound è sempre stato avanti 10 anni rispetto agli altri.

Un disco impedibile?
Tra i tanti, il nuovo album di Tosca (Richard Dorfmeister e compagni), dal titolo J.A.C.

Una canzona che non manca mai nei tuoi set, un pezzo porta fortuna?
Autore: Spiller From Rio, titolo: Laguna

Cosa bolla in pentola per questa stagione?
Svariati progetti ma è ancora presto per parlarne…

Pensi che esista una scena catanese elettronica?
Si, penso proprio di si! Sta sbocciando adesso e nei prossimi anni raccoglieremo i frutti!

C’è qualche produzione “locale” che ti piace particolarmente?
Le “cose” del trio Koom.H, di Luigi Barone, di Inesha e compagni, i progetti di Francesco Cusa…

IL CURRICULUM

Ha suonato praticamente in tutti i locali del catanese e in quasi tutti della Sicilia. Prossimamente girerà i dischi ai Mercati Generali di Catania (il 15 Ottobre). Tutti i Giovedì a partire dal 13 di Ottobre sarà invece a LACHIANCA “Meat & Wine” in piazza Duca di Genova, mentre tutti i Martedì dalle ore 22.00 trasmette in diretta da Radio Sis in compagnia del mitico Giuseppe Chiavaro. Per anni è stato resident da Zo nelle serate Discoversion. Suona e ha suonato nel resto d’Italia, ma anche in Svizzera, Spagna e Olanda. L’appuntamento imperdibile sarà il 31 ottobre da Zo che lo vedrà impegnato al fianco dell’austriaco Dorfmainster dj storico della florida scena austriaco-tedesca famosa in tutto il mondo.


 

Neve Ridens, intervista a Marco Parente

Il 9 settembre uscirà Neve Ridens (dove la parola Ridens è cancellata), nuovo disco di Marco Parente (Mescal), una delle voci più interessanti della scena (non ha più senso chiamarla, “nuova”) cantautorale italiana. Al primo ascolto il disco colpisce dritti al cuore trafiggendolo. Fatto di belle canzoni, riesce in maniera poetica ad essere diretto, a lasciarsi interpretare ma non a farsi fraintendere. A conquistare senza raggiri, senza ammiccamenti senza ritornelli da hit parade. Con la semplicità del pianoforte, o la delicatezza della voce di Parente, che si poggia sulle musiche in maniera violentemente delicata. Otto canzoni intense ed emozionanti. A febbraio poi il secondo atto di Neve Ridens (che avrà lo stesso titolo, ma con una differenza grafica nella copertina). Intanto abbiamo fatto due chiacchere (telefoniche) per capire qualcosa in più di questo straordinario disco.

Come è nato Neve ridens?
Neve Ridens nasce cumulando materiale negli ultimi due anni. Io in generale non smetto mai di scrivere, è la cosa che mi piace più fare. E’ come un rito durante la giornata, anche come improvvisazione. Perciò anche in tournè continuo a scrivere e quindi faccio fatica a creare una grossa divisione sul periodo in cui ho scritto certe canzoni. Comunque, più o meno, sono canzoni nate alcune molto tempo fa, altre sono nate in maniera veloce estemporanea, fatte a ridosso del disco nuovo.

Nascono prima i suoni e la musica o i testi?

Non c’è un metodo preciso, anche se di base io comincio a lavorare in maniera separata. Il momento in cui scrivo le parole non è unico al momento della musica. Sono magari appunti che io prendo in svariate situazione. Non, comunque, simultaneamente alla parte musicale. Una volta che ho trovato un’idea che mi piace apro il quaderno, il taccuino, e inizio a scrivere e a scandagliare alcuni testi alcune frasi che ho scritto separatamente. Poi da lì nasce la canzone. Il lavoro è inizialmente separato. Poi ci sono momenti di grazia in cui una canzone viene composta in cinque minuti. Spesso però il lavoro è molto lungo, fatto di rielaborazioni, di cesellamenti

Nella canzone d’apertura, Wake Up, inviti al risveglio: perché?
E’ abbastanza evidente, un qualcosa che riguarda la coscienza, che riguarda il risveglio di tutti i sensi. Noi non ce ne accorgiamo, nella società in cui viviamo si tende a volerli attutire. Vuoi per bombardamenti esterni, vuoi per la velocità della vita si tende a non riuscire più a riflette e a prendere il tempo necessario per capire cosa si sta sentendo, cosa si sta guardando e cosa si vuol sentire e guardare. E’ come un “impigrimento” dell’anima e quindi dellala coscienza, non ce ne accorgiamo ma succede.

Esiste un tuo “posto delle fragole” (traccia numero 3 dell’album, ndr) reale?
No, non concretamente. Esiste in un angolo della testa. E’ chiaramente un omaggio a quel “Posto delle fragole£ di Bergman. E’ uno stato, una condizione nella quale nasce un percorso. Può essere un luogo dell’infanzia e in quel caso forse lo è. Un luogo dove ci si dice la verità, una verità. Non necessariamente idilliaco dunque. La verità non è sempre bella o felice

Quanto sono autobiografici i tuoi brani?
E’ sempre tutto molto autobiografico, io non racconto mai delle storie, mai dei personaggi. E’ una cosa che non so fare quella di scrivere delle storie. Riguardano sempre un concetto le mie canzoni. Mai personaggi, un orario, una stanza. Magari è una riflessione che può nascere da tutto, anche da questa intervista con te.

C’è una canzone di quest’album che ti piace particolarmente, o ti ha deluso rispetto alle tue aspettative, che ha colpito in negativo?

In negativo non lo so, perché non l’avrei messa nella track list. In questo album ho fatto un grosso lavoro di rinuncia, perché poi sono tutti figli tuoi, invece in questo caso ho fatto delle scelte. Di solito mi lego alla scrittura. Una canzone che musicalmente che mi soddisfa molto è stata Adam ha salvato Molly per l’album Trasparente. In quest’album penso a IO AEREOPORTO.

Da dove nasce l’idea di fare due album a distanza così ravvicinata?

Perché mi sono ritrovato con molto materiale. Troppo denso forse. L’idea del formato doppio sarebbe andata contro le mie idee e aspirazioni. Per cui ho maturato la possibilità di diluire le due uscite separate. Come due facce della stessa medaglia. Con un suono musicale opposto e di approccio diverso. Quindi il primo è un lavoro aggressivo che in qualche modo che può essere rappresentato dall’aggressione. Mentre nel secondo la calma è protagonista. Concettualmente sono la stessa cosa, ma detta con approcci diversi. Quindi sia musicalmente che a livello emozionale.

In quest’album ricorre spesso la parola Amore

In realtà in passato l’ho utilizzata in maniera “difficoltosa”, quasi nascosta, con pudore. Qui invece sono venuto allo scoperto, forse perché negli ultimi due anni, questa parole ha guidato tutte le mie esperienze in maniera molto coinvolgente e forte, quindi mi è sembrato naturale usarla, usarla in contrapposizione a un’altra parola, ad esempio in Amore o Governo contrapposta a Governo. L’amore come potere. L’amore in senso universale ma non sempre vista in maniera idilliaca. E’ una parola che contiene il bene e il male.

Come sarà il live di quest’album. Più rock, o una situazione più intima?
Più che rock, rock&roll. Molto di impatto, lo stiamo preparando così. Tutta la tournè seguirà questa linea, ripescando anche delle canzoni in linea con questo approccio. Il disco è molto suonato in presa diretta e mi piacerebbe riportare lo stesso spirito nel live.


 

AA.VV. Una mole di MC’S

Torino è una delle città dove la scena hip hop italiana è più attiva. Così djKoma, che di questa è uno dei principali attori e protagonisti, ha ideato, pensato e realizzato questo progetto che mette in mostra le qualità del suono della sua città. Nasce così questa compila, 17 tracce originali costruite ad hoc, dai profumi diversi, da beat frammentati e da bum-ciack non scontati. Oltre ai nomi più conosciuti si ascoltano con piacere e stupore Cane bullo con Torino Balla, Ragazzi’n Gamba con Quando vieni, La Loggia con Spasmi da rincorsa. Lo stesso djKoma è presente in diverse tracce, tra cui quella di chiusura con djDaf. Una buona uscita con una base sgemba e irregolare su cui Koma rappa di gusto.


 

MUSICSHARING#1

Colonna rockettara questa settimana. In poleposition i Rosolina Mar giunti, con Before and After Dinner [Wallace], al secondo album. Confermano le loro doti: potenza, solidità, velocità e inventiva. In più aggiungono qualche sprazzo di nuovo che non guasta: lampi di kraut rock e di funk, ma anche di reggae e blues. No, non una cozzaglia, ma assaggi interessanti per questo trio (due chitarre e una batteria) che regala sempre energia e buona musica.

Verso approdi più “classici” virano i salentini Psycho Sun che con Silly Things [Urtovox] confezionano un disco rock in senso “newyorkese anni ‘80” con schegge votate al punk. La voce, assente nei Rosolina Mar, qui si plasma sui riff tesi e potenti. E’ rock e viene anche un po’ da saltare e dimenarsi e profuma di ritmiche “vintage” colorate.

Interessante e vivace il lavoro fatto dagli Staff, band meticcia composta da vari musicisti ‘stranieri’ e da Matteo dei nostrani Yuppie Flu. Spiccano attitudini vocali interessanti e scariche di batteria impertinenti. Su tutto una voglia di divertirsi e non prendersi – immaginiamo – troppo sul serio. Questo si sente in If It Ain’t Saff… [Homesleep] e da’ merito a questi 24 minuti (un po’ pochi forse visti i buon risultati) di chitarra, basso, batteria e voce.

Chiudiamo con i Gerson, band meno rock delle altre ma assolutamente più punk. I punti di riferimento ci sono tutti: rabbia, urla, istinto, chitarre incazzate, batterie furiose e bassi sconquassanti. Con Il Miracolo [TubeRecords] firmano il secondo album acquisendo un ruolo di tutto rispetto nella scena punk italiana. I tesi di assoluta protesta si collocano nel immaginario punk: ribellione sociale e malessere giovanile. Efficaci.


 

KRISTEN GROVE The Gate is Open

Ma che ci fa Kristen Grove, volto di Mtv, a cantare “Break your Television”? La risposta non è nota, ciò che si può affermare con piena certezza è che il suo The gate is open è un disco fatto di canzoni semplici, delicate, ispirate. Ballate melodiche unite a sprazzi di rabbia: niente che esploda violentemente, molto invece di canticchiabile senza pensarci troppo su. I registri cambiano con frequenza e si passa da sapori in sapori da echi “doorsiani” a tributi a “Iggy Pop”. Si giunge anche a Neil Young. L’amore su tutto è visto, filtrato, vissuto, perduto e ritrovato. La leggerezza delle volte diventa virtu’, diventa ciò che ci vuole per descrivere e descriversi. Vivere e viversi. The gate is open…


 

Rock al Vetrano

Rock al Vetrano
Di Rocco Rossitto

“Oggi preferisco suonare indie rock, dream pop, alternative singers, la nuova scena indie-wave e l’electroclash”. Per chi balla a tempo di rock è una faccia nota già da diversi anni, lo si vede e lo si sente ovunque c’è una serata rock di un certo livello.
Quest’estate avete fatto faville ai Mercati Generali, con Rockonnektion? “E’ stato un sodalizio tra Rumori Sound System e Renato G./lo alias www.eyo.it . In pratica le forze “alternative” della città coalizzate nell’organizzazione di un evento alternativo unico settimanale. In questo modo abbiamo evitato la frammentazione del seguito di pubblico ed abbiamo proposto una serata che è stata la vera alternativa dell’estate 2005.”

Hai mai realizzato delle compilation? “No grazie, non sono Molella”.
Tre dischi per te imperdibili. “My Bloody Valentine – Loveless (1990), The Cure – Faith (1981), The Smiths – Meat is Murder (1985)”. Una canzone che non manca mai nei tuoi set, un pezzo porta fortuna? “Adoro finire i miei djset con If only tonight we could sleep dei CURE (1987)” Cosa bolla in pentola per questa stagione? “Rumori Sound System ripartirà con la 6° stagione di Rumori alla Chiave di Catania”. Pensi che esista (ancora) una scena catanese rock? “No la scena rock catanese non esiste e forse non è mai esistita. La proto-scena rock catanese è stata uccisa dalle cover bands, dalla presunzione di coloro che credevano che esistesse veramente Catania come Seattle, dalle istituzioni…” C’è qualche produzione “locale” che ti piace particolarmente? “Ci sono due bands che ultimamente ho avuto modo di apprezzare: KZL333 sono di Giarre, suonano darkwave ed hanno coraggio da vendere, ed i PROFILES ancora sconosciuti ma presto lo saranno”.
Come andato il concerto dei Cure? “Un delirio di emozioni. I Cure accompagnano la mia vita da quando avevo 16 anni Consiglio agli interessati una visita sul nostro sito dove abbiamo dedicato ampio spazio all’evento:www.rumori.net”

CURRICULUM

Inizia a 18 anni (in radio), ora ne ha 38 abbondanti, preferisce essere chiamato “selector” e non dj, perché dice di “non essere legato alla club culture”. A Catania ha suonato in tutti i posti possibili e immaginabili: Empire, Divina, Cabana, Golden Gate. Ovvero la Catania che balla anni ‘80. Nei ‘90 insieme a JJ Salafia (“amico fraterno”) crea Rumori, marchio di qualità dei suoni alternativi in città (Gigantic, Tasca, Clone Zone, Taxi Driver, Area1 ex Medea, la Vela). Il tutto, fondamentalmente, a tempo di rock. Per quest’inverno promette una stagione ricca di serate esplosive. Provare per credere…


 

ArezzoWave05 ElettroWave05 ItalyDanceForIndia

Tre compilation per la 19^ edizione di Arezzo Wave 2005. La prima è composta da 2 cd e vi sono i big e gli emergenti di quest’anno: Antony & The Johnsons, Aftehours, The Kills, Elio e le storie tese, CtLab, The rakes, Jhon Merrick e altri ancora. La seconda è invece un riassunto delle proposte di Elettrowave, ovvero la scena elettronica nelle varie sfaccettature, anche strumentali. Segnaliamo: Greenskeepers, Technophonic Chamber Orchestra e Mir. Infine ItalyDanceForIndia. Realizzata da Ralph dj “esprime il talento dei produttori italiani” soprattutto in ambito “house” e quindi più ballabile che da ascolto. I proventi, di quest’ultima, sono destinati a progetti di ricostruzioni in India e Sri Lanka.


 

Arezzo Wave suona ancora

Arezzo Wave Love Festival 2005 si è da qualche giorno concluso, ma suona ancora nelle immagini di una sei giorni vissuta al limite. Se si immagina il “solito” festival rock, di grandi dimensioni, ci si sbaglia. Arezzo Wave è l’orologio che scandisce il tempo della culture giovane in Italia. Che scova il gruppo della Valle da Osta come quello della Sicilia che mai ci sarebbe capitato di ascoltare. Oppure c’è un ottimo fumettista che ha vinto il concorso e ora ha la giusta vetrina, così come quello che a CabaWave prova a fare ridere e ci riesce. Musica ovvio, sopratutto musica come calamita attorno cui far gravitare il teatro, il cabaret, le parole, le immagini, il sociale. Cosa è successo dunque quest’anno? La “solita” magia: tanti palchi, tanti eventi in contemporanea.

Scherzando Mauro Valenti, cuore e cervello del festival, alla conferenza stampa di presentazione a Roma disse: “Un premio a chi riesce a vedere più cose in questi sei giorni”. In effetti mai come in questa occasione il dono dell’ubiquità avrebbe dato una mano. In ordine sparso, come le immagini che scorrono in random, l’esibizione dei Soulwax, di Kusturica, dei Liars e dei The rakes, dei The Kills e di Lcd Sound System, dei brasiliani Instituto o dei francesi Le peuple de l’herbe, degli Afterhours (e di molti altri ancora) hanno infuocato il mainstage allo stadio comunale di Arezzo. Nei palchi “minori”, gli Yuppie Flu, i Mambassa, gli …A toys Orchestra, la scatenata Miss Violetta Beuregarde, gli impolsivi Jhon Merrick, gli elettronici CtLab. Ci sono stati anche esibizioni assolutamente inutili, ma questo rientra nella legge dei grandi numeri. E poi il festival
nel festival. Elettrowave non era solo una mega discoteca con più sale.

E’ stato uno spazio pensato alla musica elettronica come cultura e spazio legato all’arte. Non solo dj, ma anche visual, istallazioni sonore esperimenti vari. Poi ti capita di incontrare un Fabio De Luigi in splendida forma che ti fa morire dalle risate durante il suo workshop, o un Kusturica, che sembra sempre incazzato per quel suo aspetto da orso e quella sua vociona, che ti spiega due o tre cose su come lui fa i film. Cammini e vai al Cinema Corso e ti trovi una retrospettiva su Pasolini piena di ragazzi, con tantissimi articoli di giornale dell’epoca su di lui, le sue polemiche, la sua morte. Ma più che i nomi dei gruppi o degli attori o degli scrittori ciò che accade è che si riesce a far cultura in una maniera fresca, divertente, senza mitizzazioni, a contatto con la gente.
L’atmosfera è rilassata, giocosa, tranquilla. Arezzo Wave suonerà ancora per un altro anno fino alla prossima nuova edizione, suonerà nelle immagini e nella memoria di chi era presente e di chi attenderà la 20 edizione. Sono vent’anni che Arezzo suona.

Carta.org


 

MUSICA D’ ALTA QUOTA. INTERNATIONAL NOISE FESTIVAL

Chi lo avrebbe mai detto che a Capo d’Orlando, “ridente” cittadina marina in provincia di Messina e vicina a Cefalù (Pa), si sarebbe svolto un festival di musica elettronica tra i più interessanti dell’estate 2005? Nessuno ovviamente. Eppure il 26 e il 27 agosto tutto ciò accadrà. La line up è corposa e succulenta. Qualche nome per capirci: Asian Dub Foundation, Zion Train, Dj Spooky, Master At Work / Little Louie Vega + Kenny Dope Gonzalez, Amon Tobin, Plaid, Dj Lord / Public Enemy Official Dj-Set, Alexander Robotnik, Mice Parade, Darren Price / Underworld Official Dj-Set, Chris Clark, Mu-Ziq. Il Musica d’Alta Quota – International Noise Festival prenderà forma e sostanza in due differenti location: il campo sportivo e la playa. Nel primo ci saranno le performance live, i concerti. Nel secondo (dal tardo pomeriggio a notte fonda) i dj-set. Quest’ultima location avrà tre differenti stages: il primo, Boat, dispenserà musica da una barca verso la spiaggia, con sonorità più House e derivati (nu & micro house, minimal & Detroit techno), gli altri due, sulla spiaggia suoneranno “l’elettronica propriamente detta”, la drum’n’bass e la tekno. La curiosità per un evento così imponente, che non ha precedenti nel sud Italia, è indubbiamente alta. Il prezzo è ridotto e accessibile: 27 euro per le due giornate e 17 per una sola giornata. Il campeggio sulla spiaggia è free e il mare di Capo d’Orlando è notevole con ampie spiagge e mare cristallino. Leggenda narra che la città fu fondata ai tempi della guerra di Troia ad opera di Agatirno, figlio di Eolo, re delle Isole Eolie dal quale prese il nome, Agathiyrnum. Il mutamento del nome avvenne in memoria del famoso paladino di Francia, che accompagnato dallo zio Carlo Magno di ritorno da un viaggio dalla Palestina, approdo verso l’800 nella vicina cala. Più di tremila anni, tra storia e leggenda, che hanno lasciato il segno sul territorio dove macchia mediterranea, scogliere, insoliti faraglioni, dipingono e tratteggiano i contorni di uno dei centri turistici più importanti della Sicilia, fortunatamente poco conosciuti dal turismo di massa.


 

Totonho e os Cabra SABOTADOR DE SATÉLITE

Cosa succede quando il vecchio incontra il nuovo? Il più delle volte, almeno in musica, succedono cazzate. Non è questo il caso. Anzi. Qui accade proprio l’opposto. Accade che Totonho, originario dal nord-est del brasile, ma stabilito ormai a Rio, decida di mescolare le carte, anche in maniera dissacrante. I ritmi sono quelli della sua zona: coco, carimbo e ciranda. La voce e il modo di cantare è quello tipico brasiliano: tristezza e orgoglio, miseria e felicità. Il nuovo va verso l’elettronica, il rock, il jazz. Non è certo il primo a fare ciò, ma ci riesce bene, molto bene. In A era Especial, ad esempio, su un tappetto di beat down-tempo srotola le sue invettive accennando ad un lieve canto.


 

TOSCA J.A.C.

Un disco che si fa gustare, accarezzare. Un disco morbido senza spigoli. Così suona J.A.C (acronimo composto dalle iniziale dei nomi dei figli) del duo viennese Tosca. Rubert Huber e Richard Dorfmainster (quello di Kruder&Dorfmainster) sfornano, dopo tre anni di silenzio, 61 minuti di musica che ha come minimo comune denominatore l’elettronica e come varianti il nu-jazz, il funk, il blues, le atmosfere chill-out. I brani i alternano in situazioni più movimentante ritmicamente e in altre più down-tempo, in cantate e in strumentali. La stampa specializzata critica la mancanza di novità rispetto al passato lodando comunque la fattura. Per chi non è avvezzo al genere è un capolavoro da avere e ascoltare.

Carta – cantieri sociali


 

Tora! Tora! 2005

Il Lollapalooza italiano è tornato alla grande. L’edizione 2005 ha preso il via all’interno di ArezzoWaveLoveFestival2005. L’ultima serata del festival toscano è stata interamente dedicata al Tora! Tora! che si è reso protagonista di una grande festa. Quest’anno le cose sono cambiate rispetto agli altri anni, il festival cambia pelle per mantenere, però, intatta la sua natura itinerante. Infatti le 4 date previste al momento non vivranno di “vita propria” ma verranno ospitate all’interno di altri festival. Una novità nella novità. Il Tora! Tora! negli anni passati si era caratterizzato proprio per la sua morfologia vagante, portando in giro, a spasso per l’Italia, centinaia di gruppi italiani e così venne ribattezzato dalla stampa come il Lollapalloza, celebre festival americano itinerante, dello stivale. Ad aprire le danze ad Arezzo ci hanno pensato gli Afterhours, che nella persona di Manuel Agnelli, insieme alla Mescal, sono gli ideatori e gli organizzatori di questa concreta utopia chiamata Tora! Tora!. Oltre alla band milanese, ad Arezzo i torinesi Perturbazione, Giuliano Palma & Blue Beaters, gli Apres la classe, e il progetto Songs with other strangers (un live-set libero dai convenzionali schemi di line up) con, tra gli altri, John Parish (P.J.Harvey), Hugo Race (ex Bad Seeds), Cesare Basile e Manuel Agnelli. Le prossime date: il 22 e 23 luglio all’interno del Marcon festival a Venezia. Il 20 agosto il Tora! Tora! si trasferisce a Senigallia (Ancona) al Mamamia Estate, il 27 agosto, per il finale, a Rimini al Velvet Rock Club. In queste date si esibiranno una trentina di band italiane tra cui Afterhours (presenti in tutte le date, in quella del 20 e del 27 con la partecipazione di Grag Dulli) Linea77, Perturbazione, Marlene Kuntz, Lombroso, Mambassa, Yuppie Flu, A Toys Orchestra, DiscoLagaOffPax, One Dimensional Man, GoodMorning boy, Marta sui Tubi, Lo.mo Una fetta consistente della scena indipendente italiana che ha così modo di esprimersi in maniera unitaria. Un’esperienza quella del Tora! Tora! che rischiava, come accade sempre alle belle cose in Italia, di morire, ma che invece ha saputo trovare la forza per esserci ancora. Tutti i particolari dell’edizione 2005 si trovano su www.mescal.it E chissà che le date non aumentino, incrociamo le dita!!!


 

RAPPIN HOOD Sujeto Homen 2

Il brasile è terra ricca di sonorità che amano intrecciarsi sia che a suonare sia un cantante melodico sia che a metterci le mani sia un dj di musica elettronica. Non poteva dunque esserne immune Rappin Hood, rapper brasiliano che con Sujeto Homen 2 realizza un disco “bastardo”. Ovvero ricco dei luoghi comuni dell’hip hop e di tutti i suoi ingredienti necessari, ma anche corpose “distrazioni” brasiliane. Poi, ad arricchire il tutto, collaborazioni con la C maiuscola: Gilberto Gil, Caetano Veloso, Arlindinho, solo per citarne i maggiori. L’ascolto risulterà assolutamente gradevole anche ad un orecchio non abituato all’hip hop, proprio per quella natura ibrida che compone il dna di questo album.

Carta – Cantieri sociali


 

Perturbazione, Canzonio allo specchio

Al primo ascolto si può rimanere delusi. Bisogna avvertire il lettore. Onestamente si può rimanere delusi. Perché uno si ricorda ancora l’album scorso, “In Circolo”. Si ricorda di quella gran bella canzone che era “Agosto”. Però bisogna resistere. Bisogna ascoltarlo l’album. Tutto. Un paio di volte almeno. E’ una droga lenta che non entra subito “in circolo”. Però fa effetto. Ti stordisce, si fa ascoltare, si canticchia anche. Si ha quel brivido nostalgico che è parte della vita umana, una sana e salutare malinconia. “Canzoni allo specchio”[Mescal/Sony], nuovo album dei Perturbazione, è fatto di canzoni, dodici, di forte impatto emotivo. Di poesia per alcuni versi, di semplicità per altri. Ora sono passati alla Mescal e sarà più facile ascoltarli dal vivo. Imperdibile il cd, imperdibile il concerto.

Carta – Cantieri sociali


 

MONTA Where Circles Begin

Ci sono dischi che colpiscono dritti al cuore. Mai stucchevoli riescono con canzoni semplici, suoni minimali e atmosfere nebbiose a coinvolgerti facendoti emozionare. Ci sono dischi che uno vorrebbe possedere solo per lui, al massimo qualche copia da condividere con gli amici. L’attacco di pianoforte di I’m sorry ad esempio ti prende alla gola, o l’arpeggio di Farewell dear ghost ti accarezza preparandoti per il grande freddo che ti riscalderà durante l’ascolto di tutto l’album. Quel modo delicato quasi sussurrato della parte cantata guarnisce e ammalia. Monta, nome d’arte di Tobias Khun, musica le sue poesie in maniera unica per un lavoro (pop-rock) che è un elogio all’arte di scriver canzoni.

Carta – Cantieri sociali


 

Midwest: Whathever you bring we sing

Prendi un giovane Bob Dylan e fallo crescere a Varese. Ecco i Midwest potrebbero essere la band di un giovane Bob Dylan, molto ispirato, giocherellone se serve. Invece sono una band italiana del nord, molto bravi, molto giovani, molto attenti alla tradizione cantautorale americana degli anni ’60. L’album, il secondo, si intitola “Wathever you bring we sing” e, come è accaduto per il primo, anche questo verrà molto apprezzato in Europa e speriamo, finalmente, anche in Italia. Mescolano tanto folk, attingono dal blues, impastano tromboni con clarinetti e banjo. Aggiungono voci sussurrate e arredamenti intimi, molto intimi. L’impalcatura è questa, il resto è da ascoltare…

Carta – Cantieri sociali


 

SEMPLICEMENTE MEG. L’ex 99posse

 

MANTOVA MUSICA FESTIVAL

3 cd al prezzo di uno “normale”. Costa solo 19,90€ e contiene 45 pezzi. E’ la compilation del Mantova Musica Festival che come già sperimentato l’anno scorso propone una finestra sulla scena italiana. Nella compila i brani dei gruppi, emergenti e non, che si sono esibiti quest’anno al festival. Nell’impossibilità di citarli tutti, ecco una breve, ma significativa lista. “Big”: Teresa de Sio, Elio e le Storie tese, Radiodervish, Eugenio Finardi, Yo Yo Mundi, Roy Paci &Aretuska, Modena City Ramblers, Mauro Pagani. “Giovani”: Rotoblanco, Ratapignata, Vallanzaska, Riserva Moac, Fahraneit 451. Suoni vari per un mosaico (impazzito?) che si compone di frammenti sparsi per lo stival. Buon ascolto…

Carta – Cantieri sociali


 

Mambassa: Il nuovo disco prodotto da Dave Ray Moor

“Mambassa” è il nuovo album dei “Mambassa”. Un cd (prodotto dalla Mescal) che non ha un titolo perché “ogni brano parla da se”. La produzione artistica è di Dave Ray Moor che fu il leader dei Costeau. Dieci canzoni con la C maiuscola, storie da raccontare, intime, delicatamente penetranti come ne “L’antidoto”, quando la voce e le note ti entrano nelle ossa. Un album che entra in circolo lentamente e che stordisce. Disco in cui non sono usati riverberi, suonato e registrato per trasmettere al meglio le canzoni “pop-rock”. Qualità e intensità come nella traccia iniziale ( in falsetto) “Un storia chiusa”, oppure la tirata “Canzone d’odio”. L’album probabilmente uscirà anche per il mercato estero in una versione cantata in inglese. Hanno tutte le carta in regola per riuscirci.

Carta – Cantieri sociali


 

Lombroso – Rock anni 60 & 70 all’italiana

I Lombroso sono un duo esordiente, Dario Ciffo alla chitarra e Agostino Nascimbeni. Due amici con due storie diverse che però hanno deciso di ritrovarsi insieme dopo una esibizione live. Hanno un passato musicale: Nascimbeni ha accompagno Will Young nella tournee 2003-2004 e Ciffo suona il violino stabilmente negli Afterhours. Eccoli i Lombroso con le loro sonorità anni sessanta e settanta con i corretti alla Bee Gees e i riff di chitarra tipiche dei figli di fiori. Le canzoni hanno un buon ritmo, si canticchiano facilmente ma non sono banali, sono potenti e rockkegianti. Canzoni dirette, che stanno in bilico “No, nessuna certezza no, nessuna parola lo so” (“Il miglior tempo”). Psichedeliche a volte (“Lato oscuro”). Intimiste nel finale, solo piano e voce in “E’ come se”…

Carta – Cantieri sociali


 

Hell Demonio – Greatest Hits

Dei 5 elementi che compongono Hell Demonio non si conosco i nomi. Anzi di uno solamente, il numero 5: Black Beauty Cowbell. Dichiarano apertamente di essere influenzati da gruppi come: “The Stooges, Germs, AC/DC mischiate a sonorità più recenti come The Nation Of Ulysses, Jesus Lizard, Rye Coalition, Fugazi”. La formazione nasce nel 2004 in quel di Verona. Il risultato sono le 7 tracce che compongono il disco. Non lente ballate melanconiche, ma riff di chitarra, urla e scarica di batteria. Degni figli dei loro padri spirituali (vedi sopra). L’album, manco a dirlo, è il primo e si chiama “Greatest Hits”. Come altro poteva chiamarsi un album di debutto di cinque sconosciuti? Convincenti.

Carta – Cantieri sociali


 

The red ep

E’ solamente un ep, ovvero 6 traccie che durano circa 35 minuti, però “The red ep” dei catanesi “Diane and the shell” segna sicuramente un esordio discografico di tutto rilievo. La produzione è indipendente (“Edwood records”) la distribuzione pure (“GoodFellas”).
Il suono è fatto di accordi semplici, ripetitivi. Ritmi lenti che subiscono accelerazioni. Il panorama è quello del post rock americano, della scena indie, che però ha qui come orizzonte l’Etna e la sua pietra lavica. Poco spazio trova la voce che lascia la scena alle architetture sonore create dal trio: un basso, una chitarra e una batteria. Di strada ne hanno ancora da fare, ma partire col piede giusto non può che far bene. Da marzo in giro per lo stivale sarà possibile ascoltarli dal vivo.   

DANI SICILIANO Likes…

Con “Likes…” Dani Siciliano debutta ufficialmente con un suo personale lavoro. Moglie di Matthew Herbert, nome di punta della scena elettronica mondiale ha più volte prestato la sua voce ai brani del marito. L’album ha stile ed eleganza frutto degli anni di ascolto e di assorbimento di un mondo che le ha sempre suonato attorno. Elettronica colta raffinata che fa della semplicità e della geometrica armonia i suoi punti di forza. La voce delicata di Dani Siciliano si sposa benissimo con le architetture elettroniche. Molte le collaborazioni: Gabriel Olegavich, Max de Wardner, O. Mugison e ovviamente il marito Herbert. La track lista composta di undici brani, dopo un apertura folgorante, vede una cover dei Nirvana “Come as you are”, magistralmente riassemblata lasciando intatta l’anima, cambiando solo il vestito.

Carta – Cantieri sociali


 

Claude Challe – The Best Of

Quale modo migliore di festeggiare il 10° anno di una etichetta discografica con un triplo Cd? Così Claude Challe, padre dell’etno-lounge music, e della casa di produzione Chall O’Music, sforna The best of. 40 i titoli, 3ore e 45 minuti di musica. La tripartizione segue tre colori. Il rosa: Love. Con l’incantevole “la Soledad” di Pink Martini, o Jose Alberto con con “And I Love Her”. Arancione: Life. Con situazioni più ritmate, lounge, distese: Senor Coconut “Showroom Dummies”, Suba con “Felicidade” e suoi ritmi brasiliani. Infine, quando cala il sole, il viola: Dance. Con Goran bregovic a strombazzare in “Cajesukarije Cocek” o “Inshalla” degli Angel Tears, a metà strada tra oriente e occidente.

Carta – Cantieri sociali


 

Arezzo Wave 2005

L’Arezzo Wave Love Festival, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. La XIX edizione, dal 12 al 17 luglio, si presenta ricca di appuntamenti e come ogni anno assolutamente gratuita. Ecco un po’ di numeri: 12 palchi, 161 spettacoli (ma la lista è in continuo aumento), 570 artisti invitati da 24 nazioni del mondo, 200.000 le presenze medie nelle passate stagioni. Ciò che caratterizza questa edizione è “l’assoluta non ripetitività, afferma Mauro Valenti ideatore di Arezzo Wave, e la continua voglia di essere non un punto di arrivo ma un punto di partenza. Da noi nel 1995 si esibì, per soli 1000 dollari, uno sconosciuto Ben Harper”. Difficile dire chi sarà il Ben Harper di quest’anno, sono tanti i gruppi emergenti che suoneranno suoi vari palchi a cui si affiancheranno i big. Qualche nome: MotorHead, Antony & The Johnson, AfteHorus, Elio e le storie Tese, Negramano, Joe Zawinul and the Zawinul Sindacate, Lcd Sound System, The Kills, Emir Kusturica & No Smoking Orchestra, British Sea Power, Bjorn Berge, Soulwax.

Ma ad Arezzo Wave non c’è solo la musica. Da quest’anno verrà inaugurata una nuova sezione. CineWave è dedicata all’interazione tra cinema e musica. Due i workoshop in programma, tenuti da Emir Kusturica e Matteo Garrone. La retrospettiva è dedicata a Pier Paolo Pisolini. Verrano proiettatati i suoi film e si terranno degli incontri dove parteciperanno tra gli altri Enrico Ghezzi e Ninetto Davoli, attore pasoliniano per eccellenza. Ben rodate le altre sezioni, dagli spettacoli di cabaret di CabaWave, agli incontri letterali del WordStage, ma anche TeatroWave, ComicsWave, e un’altra new-entry ClassicWave con concerti di musica classica. Come sempre Arezzo, attraverso SocialWave appoggia delle iniziative di beneficenza sociale. Last but not least Elettrowave vero e proprio festival dentro il Festival, dedicato alla musica e alla cultura elettronica.Verranno allestite numerose istallazioni elettroniche con cui il pubblico potrà interagire. Protagonisti assoluti i djs provenienti da mezzo mondo, dal Brasile all’India attraversando l’Europa: Francesco Farfa, John AcquaViva, Dj Ralf, Evile Nine, 2maniDj’s, Goldie, Lele Sacci, Dj Marlboro, e tanti altri nomi che faranno ballare le notti di Arezzo.


 

KRIKKA REGGAE: DA MÒ S’AVAL

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Da mò s’aval è l’album di debutto per la Krikka Reggae, una band lucana che canta in dialetto. Come credenziali sfoggiano la vittoria ad Arezzo Wave 2004. In più nel disco si sente la presenza e l’influsso dei Sud Sound System ad indicare la denominazione di origine controllata. Reggae dunque, in un dialetto che si presta moltissimo: ritmi in levare, braccia alzate e tanta voglia di divertirsi e di divertire. Su tutte: “Non z n’vonn sciut”, “Musica Vitale” e “Ti dico danza”. Non solo leggerezza però, anche pezzi impegnati come “Caso Archiviato”. Il disco in definitiva è una variante sul “tema reggae” ben riuscita. Una cosa di non poco conto al giorno d’oggi. Sono giù in tour: www.krikkareggae.it

Carta – Cantieri sociali


 

Nel nome del funk e del jazz

Ha 33 anni, da poco laureato in economia e commercio. A Catania è uno dei più quotati djs…

Che musica suoni?
Propongo sia musica nuova che vecchia, intendendo per vecchia quella anni ‘60 e ’70. Gli artisti brasiliani, Jobim per dire uno noto; anche se mi sono uniformato alle ritmiche contemporanee, per cui jazz e funk unito all’elettronica. La radice è sempre quella, la miscela di cose vecchie e cose nuove

Un pezzo che suoni sempre nelle tue serate?
Got to give it up di Marvin Gaye. Oppure alcune cose di Steve Wonder

Un consiglio per chi ascolta solo rock e vuole ascoltare qualcosa di più elettro?
Se ascolti rock io consiglierei qualcosa tipo Portishead o Massive attack.

Hai fatto una compilation per la Schema
Si chiama “Break&Bossa, more funk intuit”. Ho selezionato soprattutto brani nuovi.
Il primo brano è composto da me da Salvo Borrelli e da Salvo Dub.

Koom.H?
Esatto, si pronuncia “cumacca”.

Quando uscirà il vostro disco?
Il disco uscirà intorno a settembre-ottobre 2005 sempre per la Schema di Milano, l’etichetta per cui ho fatto la compilation che ti dicevo prima.

Che musica suonate?
Noi facciamo jazz e funk con un riferimento sempre presente all’elettronica. Abbiamo coinvolto jazzisti e musicisti vari. Tutti artisti catanesi.
C’è una scena elettronica catanese?
Certo. A Catania sono tanti i locali che propongo questo mix tra musicisti ed elettronica.

Intendevo come produzione…
Come produzione ci sono i Fast4ward, poi il progetto di Luigi Barone CtLAB, The Solbaron con Luigi e Kikko Solaris. Secondo me c’è tanto in giro, però non emerge, restano chiusi a casa, magari perché non hanno le conoscenze. Poi ci siamo noi di Koom.h

Ti senti più produttore o più dj?
Dopo un po’, dopo tanti anni cominci ad avere un po’ di stanchezza a fare il dj. Fare il produttore ti dà degli stimoli nuovi. Quando ti arriva il disco, è un emozione. E’ un percorso. E’ importante fare il dj, ma credo sia naturale passare alla produzione.

IL CURRICULUM
Massimo Napoli inizia a suonare a Catania nei pub e nei locali nei primi anni ’90. Con Salvo Borrelli, Giacomo Cottone e Roberto Saperi crea il progetto Piatto Forte. Quell’esperienza gli dà visibilità e inizia a suonare ai Mercati Generali, al Taxi Driver, alla Chiave e da Zo.
Non solo Catania però. Numerose le serate oltre lo stretto, in continente: a Roma al Brancaleone e al BlueCheese, a Milano con Mtv Clubbing, a Torino al ClubToClub organizzato dal collettivo Xplosiva, a Bergamo. Grazie alla compilation Break&Bossa della Schema Records inizia a suonare anche in giro per l’Europa: Lione, Friburgo, Londra. Da anni è dj resident ai Mercati Generali tempio della Club Culture catanese. Suonerà per Home, appuntamento del sabato, il 18 giugno e il 25 prima e dopo il concerto di Moody Man.


 

ROY AYERS Virgin Ubiquity II

Uscirà il 30 maggio Virgin Ubiquity II [BBe-Rapster/Audiogloble], secondo capitolo dell’antologia che racchiude brani inediti che vanno dal 1976 al 1981. L’autore è Roy Ayers e il sound è quello stiloso del R&B e del Funk che suona attualissimo come fosse registrato nei nostri giorni. Tredici brani stracolmi di stile, di bassi vibranti e coretti black, di sottili lame di jazz. La voce calda in “touch of class”, i ritmi di “funk in the hole”, il piano iniziale di “liquid love”. C’è un filo conduttore che unisce le tracce, un’atmosfera fatta di sensazioni e di buoni umori. Un disco pieno di spunti e con una spiccata attitudine al ritmo, al ballo, alla voglia di trascinare e di trascinarsi. Coinvolgente, mai scontato. Difficile non immedesimarsi un po’ nelle atmosfere “disco-bar” di quegli anni…


 

Blocknotes/Listening_1

Yuppie Flu: Toast Master

“Toast Master” è il nuovo album di una delle band indyrock italiane più apprezzate in Europa. Sono gli anconetani Yuppie Flou, che, al decimo anno di attività, pubblicano il loro quarto lavoro composto da 11 brani. Andiamo con ordine: in “Our nature” mantengono la dignità alta, con una cassa dritta riescono a tirare fuori un sound orecchiabile e un ritornello ruffiano. Si aprono dunque, facendo intravedere un po’ di luce anche se un pizzico di sana e genuina malinconia non manca in “A good Guide” e in “Better then ever”. Ritmi delicatamente tirati come in “Together” contrastano piacevolmente con ballate alla “Glueing all the fragments”. Si chiude con un augurio. “Europe is a differrent state, of mind…” cantano sommessamente sul ritmo lento di un giro semplice semplice di chitarra. Per le date dei loro concerti: www.yuppieflu.net


Sud Sound System: Acqua pe sta terra.

Vibra il reggae dei pugliesi Sud Sound System, risplende nelle note del nuovo album, il quinto, “Acqua pe sta terra”. Un album ricco di ritmi in levare, di cantato in dialetto salentino (ldi scordia il 28 maggio al krossover brani da dancehall tipo Reggae Calipso o Sciamu a Ballaree note del nuovo album , il sesto Acqua pe sta terravero e proprio marchio di fabbrica della crew) e di buone vibrazioni. Le partecipazioni internazionali sono, in ambito reggae, di rilievo: Luciano, Chico, Anthony Jonshon, General Levy. Ciò che caratterizza l’album è la versatilità: pezzi di denuncia come “Nun te fa futtere” o brani da dancehall tipo “Reggae Calipso” e “Sciamu a Ballare”. I Sud Sound System suoneranno in Sicilia il 28 maggio al Krossower di Scordia.

Modena City Ramblers: Appunti Partigiani

Per i sessantanni dalla liberazione dell’Italia dal nazifascismo i Modena City Ramblers pubblicano “Appunti Partigiani” un progetto che ripercorre “sessantanni di musica resistente” riarrangiando con numerosi e celebri ospiti brani che rientrano nell’immaginario popolare, come “Bella Ciao” o “I Briganti della montagna” ma anche “Viva l’Italia” di Francesco de Gregori e “La Guerra di Piero” di Fabrizio de Andrè. Tra gli ospiti Goran Bregovic, Francesco Guccini, Paolo Rossi, Piero Pelù, Bunna degli Africa Unite, Moni Ovaia e tanti altri. Protagonisti assoluti i Modena City Ramblers che hanno farcito il tutto con la loro musica, la tradizione e il folklore che da sempre li contraddistingue. Ciliegine sulla torta una circense “Juri Spara” dei CCCP con un saltellante Paolo Rossi e “Lungo il sentiero” brano inedito dei Modena City Ramblers.


 

Una vita sui Piatti

Nome? Dj Inesha, all’anagrafe Ignazio Aronica. Età? 25 anni. Professione? Dj.
Concluse le formalità di rito ci sediamo sugli scalini di piazza Teatro Massimo. Il suo sguardo è vispo, la risata sempre pronta.

Quando hai iniziato a suonare?
Ho iniziato più o meno dodici anni fa.
Qual è il tuo genere?
Le mie collezioni di dischi sono soprattutto funky e jazz, poi però io suono altro. La mia prima passione è stato l’hip hop. Da lì ho svariato e ho sperimentato molto.

Chi viene ad ascoltare un tuo dj set che musica sente?
In questo periodo ascolterebbe sopratutto breakbeat ed electro. Abbiamo suonato da poco a Milano con Salvo Borrelli

Se non sbaglio hai vinto dei premi come dj, vero?
Ho vinto il Dmc nel 1999 e nel 2000 e poi sempre nel 2000 con Alien Army abbiamo vinto l’Itf come team.

Quante ore passavi in media sopra i dischi a “scretcciare”
Ai tempi di Alien Army si parla di otto, dieci al giorno. Ai tempi delle gare era così. Ma non lo farei più. Anche dodici ore in un giorno.

Quando nasce fast4ward?
Il progetto nasce nel 2002 e siamo già al secondo album, due dischi completamente diversi.
E’ un progetto audace, completamente strumentale, un po’strano. Noi mischiamo un sacco di generi e la gente resta spiazzata. Un brano è uscito anche su una etichetta inglese ed è stato suonato a Londra dalla BBC-ONE. Questa estate registreremo il prossimo album. Vorrei innovare ancora inserendo voci e cercando di dare ai pezzi una forma-canzone.

Dove suoni qui a catania?
Sono intorno al giro de La Chiave perché posso fare quello che voglio, musicalmente ho carta bianca. Ora sono un po’ fermo perché la stagione invernale è finita e quella estiva deve ancora incominciare.

Che mi dici della scena catanese?
Quale scena? Beh non c’è scena elettronica: siamo solo noi e KoomH il progetto di Massimo Napoli e Salvo Borrelli. A livello di club non è che si rischia molto, sempre le stesse formule: pochi rischi poche novità.

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Curriculum

Dj Inesha muove i suoi primi “piatti” con la Fucina di Efesto crew hip hop catanese.
All’età di 17 anni inizia a suonare con le maggiori crew e band italiane, da Otr e la Pina a Zero Stress, da Kaos e Ghoper a Gente guasta. Suona in mezza Europa al seguito di Torch and Advance Chemistry formazione hip hop tedesca. Approda nel collettivo Alien Army dove registrerà il primo album europeo realizzato esclusivamente da djs. Allo Skretch Attack Radio Show programma realizzato a Barkley e trasmesso in tutta la California si esibirà in una strepitosa performance ai piatti. Suonerà inoltre a San Francisco, in Australia e in Brasile. Nel 2002 dà vita a Catania ai Fast4ward formazione eclettica che della commistioni di stili e generi ha fatto il suo marchio di fabbrica.


 

BUDAPEST ESKIMOS – The Lushlife project

Già da solo il titolo varrebbe la candela: Budapest Eskimos. Evocativo di certe atmosfere diradate descrive magicamente il sound dei The lushlife Project, ovvero due dj ungheresi con attitudini varie e variegate: uno è addiritura “storico”, l’altro ha un programma in radio. Giocano con l’elettronica “lenta”, mescolandola al jazz e al soul. Si divertono e si allungano con sonorità trip-hop e poi sopratutto rivisitano la loro tradizione musicale. Sentire per credere:Essence of our origins. Oppure il suono del carion di GranMother Lovebox, intro di Wurlitzer, pezzo altrettanto ungherese nel profumo e nell’essenza. Spielplatz chiude il cerchio, con lievi scampanellii, come bambole elettroniche a beat metallici.

Carta – Cantieri sociali


 

AA.VV. Styles upon Styles – This is Pacific Soul

Lo sapevate che in Nuova Zelanda la scena musicale è molto attiva? Forse no! Ora, nel caso in cui la cosa vi incuriosisca un po’ c’è questa compilation realizzata nel 2001 (questa è l’edizione europea pubblicata in questi mesi) da parte della SugarLicks che di quella scena è la principale casa di produzione. Indipendente ovviamente. Undici tracce diverse che spaziano tra “pacific soul” elettroreggae, elettrojazz, hip-hop e r’n’b. Gli stili non sono però definiti ed omogenei, anzi si mescolano di gusto. Una cartolina musicale che riesce a trasportare verso le coste neozelandesi, nel più comune dei luoghi comuni, che le vuole piene di “polleggianti” feste e di serfisti che cavalcano l’onda.


 

Thierivery Corporation – The cosmic game

Il 21 febbraio è uscito l’attesissimo nuovo album dei Thierivery Corporation. Rob Garza e Eric Hilton con “The Cosmic Game” sfornano il loro quarto album. Numerose le partecipazioni, ad esempio nella traccia d’apertura troviamo i Flaming Lips. Alla dieci (“The heart’s a Lonely Hunter”) un certo signor David Byrne leader dei mitici Talking Heads. E’ una delle più belle canzoni, farcita di ricordi elettronici anni ’80 e certezze contemporanee. Tutto il disco comunque suona molto bene, vario, con atmosfere tipiche del duo di Washington D.C che, per chi non li conoscesse, sono una della massima espressione della musica elettronica mondiale. Spazia il disco tra rock, dub, future-bossa e molto altro. Una GrandeMela del suono. Quindici tracce audio più alcune diavolerie multimediali. Impossibile ignorarlo.


 

Afterhours e Twilight Singers

Dopo una breve pausa e centinaia di concerti in giro per l’Italia tenuti durante gli ultimi due anni, gli Afterhours saliranno sul palco in compagnia dei Twilight Singers di Grag Dulli fondatore e leader degli ormai defunti Afgan Wings storica band dell’indie-rock americano. Gli Afterhours, band italiana che più è riuscita a portare la scena rock nostrana ad alti livelli si dal 1990 anno di produzione dell’album d’esordio “During Christine’s Sleep”. Nel 1995 pubblicano “Germi” dal quale, l’estratto “Dentro Marilyn” è stato reinterpretato dalla straordinaria voce di Mina con il titolo “Tre volte dentro me”. La consacrazione arriva con gli album “Hai Pura del Buio” e “Non è per sempre”. Inoltre Agnelli è il creatore del “Tora! Tora!”, festival itinerante (ormai giunto alla terza edizione) che porta in giro per l’Italia band come SubSonica, La Crus, Verdena, e numerose realtà emergenti della scena indipendente.

Si partirà domani sei febbraio dal Centro Zo a Catania, poi si proseguirà il dieci all’Alcatraz di Milano, il dodici al Velvet Rock di Rimini e si chiuderà in bellezza il tredici al Villaggio Globale di Roma. Palcoscenici prestigiosi per date che si preannunciano come dei veri e proprio eventi cult. L’idea di questo mini tuor è nata a Las Vegas, dove Manuel Agnelli, leader degli Afterhours, ha conosciuto Grag Dulli in occasione delle nozze di amico comune. I due hanno legato bene evidentemente tanto che pur di suonare in Italia il compenso della band americana si è notevolmente ridotto. Non si corre nessun rischio ad affermare che queste date hanno tutte le carte in regola per lasciare una traccia, un segno indelebile.



 

Le canzoni crudeli di Cesare Basile

Con Hellequien song [Mescal] Cesare Basile firma il suo quarto album da solista. 14 tracce d’autore intrise di folk, di blues e di “ballad” che ingannano come un buon veleno: dolce e letale. Con la semplicità e la leggerezza delle chitarre, con i sussurri delle voci e con gli scenari, sempre alquanto apocalittici, pronti a “raccontare lo scontro più che a scontrarsi”. Quando lo paragonano, giustamente, a Nick Cave e Tom Waits sorride molto lusingato ma sottolinea: “più che una influenza diretta di un Tom Waits o Nick Cave si sentono le cose che hanno influenzato loro: il blues, un certo tipo di folk, anche un certo tipo di approccio alla musica. In questo senso mi hanno influenzato tantissimo, mi hanno aiutato a scoprire quali erano le loro di influenze. Loro sono stati il tramite per capire un certo tipo di musica.

Qual è ruolo di John Parish (già produttore tra gli altri di Pj Harvey) all’interno di questo lavoro?

E’ l’avvocato del diavolo. Prende le decisioni che io trovo scomode. E’ l’elemento cinico che si occupa di dirigere il lavoro senza farlo andare verso zone impervie.
Cosa ti è piaciuto di questa produzione?
Mi ha colpito molto la maniera in cui lo abbiamo fatto, tutti insieme in questo studio residenza a Rubiera, dove dormivamo e lavoravamo. Era la prima volta che lavoravo così. Vivere e lavorare insieme per 15giorni.

Sei un autore molto “letterario”, nel senso che le tue letture influenzano e ispirano molto il tuo lavoro, chi non ti ha fatto dormire sonni tranquilli questa volta?

John Donne un poeta metafisico inglese, Dereck Rymond, simpatico autore di noir inglese.

Ma c’è anche un verso di Pavese, Wind Of March…

Sì decisamente sì. E bello che lo hai notato. Chiaramente è una citazione particolare di un suo verso

Quale di queste canzoni senti più tua?

Forse: Usa tutto l’amore che porto. Anche se sono tutte canzoni un po’ mie
In Il Deserto dici: “Piscerai sulla Banca d’Italia”
E’ stata scritta in tempi non sospetti. Semplicemente è una citazione da un racconto inedito di Piero Ciampi.

Perché Hellequin Song?

E’ tratto da un fumetto della Bonelli, La colonna infernale, dove si parlava di un mito medievale che girava per i campi di battaglia e reclutava le anime dei soldati caduti. Dopo qualche ricerca ho trovato la leggenda che narra di Hellequin che negli anni sarebbe diventato Arlecchino, maschera della commedia dell’arte, raffigurazione grottesca e popolare del Dio dei morti. Il costume fatto di pezze colorate non è altro che un costume fatto con i brandelli delle uniformi dei diversi caduti. Questa cosa mi piaceva sia simbolicamente sia per quello che racconta, per lo sguardo sulla guerra dalla parte di chi la combatte e dei soldati che sono morti e devono viverla per sempre.

Rispetto al precedente lavoro sembri più rassegnato

Forse è più crudele, perché lo sguardo dei personaggi sulle cose è più crudele. Sono canzoni che non vogliono scontrarsi con qualche cosa ma probabilmente vogliono raccontare lo scontro che c’è quotidianamente.

Carta – Cantieri sociali


 

The Funky Lowlives, Somewhere Else is Here

Si potrebbe iniziare dalla traccia numero uno “Sail into the sun”, dai suoi giri armonici, dal ritmo. O si potrebbe iniziare dalla fine, traccia numero dieci “Here is somewhere else”, dove piani musicali si incastrano. Oppure dai beat sordi e dai violini di “Time Traveler Man”. “Some where else is here” [Outer/Karma], secondo album dei “The funky Lowlives”, da qualunque angolo lo si voglia ascoltare e osservare è un album dalle tante facce, dalle tante commistioni di generi, elettronica, ma non solo, pop in alcuni momenti, soul in altri, rock a volte. Il tutto genera confusione? Per nulla! Il disco, che in Italia uscirà ad aprile, è versatile, non scontato, spiazzante addirittura, supera ogni definizione che sarebbe mortificante e non esaustiva.

Carta – Canteri sociali


 

Agatha – Greeting From S.sg

Senza nessuna influenza “bibliografica” il cd parte nel lettore, le casse vibrano subito. Le chitarre sono potenti, la batteria anche. La voce e dolcemente graffiante. I ritmi sono tirati: rock? Post rock? Punk? Post punk? Hard&Punk? Tutte menate. Tra le mani un cd fatto di nove tracce schiette e dirette, non scontate dietro il ritornello, ma cariche di scariche di adrenalina. Il cantato e i testi in inglese, tra l’onirico e il non-sense, si plasmano diventando un’ulteriore strumento, non qualcosa al di sopra o al di sotto degli altri strumenti. Alla pari. La domanda, a questo punto, nasce spontanea: che combineranno dal vivo i Nostri? Sicuramente un bel concerto.

Carta – Cantieri sociali


 

Musicsharing#4

Con un’elettronica-acustica essenziale (ossimoro doveroso!) riappaiono dopo tre anni Mr. Burnt Friedman, eclettico manipolatore di suoni (la parte elettronica) e boss della etichetta tedesca NonPlace e Jaki Liebezeit (la parte acustica) batterista e ‘macchina’ del ritmo da oltre quarant’anni. E’ Scret Rhythms 2 l’occasione. Ed è un micromovimento sonoro. Ciclico. Fatto di piccoli frammenti. Rilassanti. Frazioni di beat scomposti e ricuciti, riassemblati. Minimali. Un cuscino dove adagiarsi, fatto sì d’elettronica, ma anche di clarinetto, trombone, chitarra acustica, vibrafono. Il clima è di quelli morbidi riconducibili alla musica ambient miscelata in salsa dub, con spicchi di jazz, servita su un vassoio di world music.

Ci si muove decisamente di più e si sculetta anche con il Virgin Ubiquità Remixed. La compilation era uscita tempo fa e raccoglieva singoli del mitico Roy Ayers (ora sulla soglia dei settanta) dal 1976 al 1981. Già allora il mood era di quelli coinvolgenti. Parliamo di funk e soul d’annata. Ora, con il remix, si esagera con stile. S’attacca con un Kenny Dope che spara una cassa dritta da brivido: house acido. Poi dentro però molte cose sono ascoltabili: Matthew Herbert che mette le mani su Touch Of Class, o i Platinum Pied Pipers che rinvigoriscono Funk in the Hole, o Liquid Love in versione latina degli Aloe Blacc. Si chiude con Basemant Jaxx tuffandosi in pista. Un esercizio di stile ben riuscito. Infine roba per specialisti della dance.

A fine gennaio è uscita The best of International Deejay prodotta dalla Gigolo Records. Un nome, un programma. Le 21 tracce oscillano tra beat interi e frammentati, ma sempre assolutamente dediti allo scopo: far ballare.


 

I DISCHI DELLA SETTIMANA#6

Rubrica dedicata esclusivamente a cd-singoli pubblicati da poco.

Iniziamo con Marco Parente, volto interessante della scena cantautorale italiana. I suoi lavori sono caratterizzati sempre da un forte impatto emotivo. Anche stavolta non si smentisce. “Il posto delle fragole” [Mescal/Sony] contiene tre inediti. La traccia d’apertura da il nome al cd singolo. Andamenti rock con ritmi rubati all’elettronica, chitarre potenti e pianoforte che non disturba mai. Più introverso il “Reperto ritrovato”, con una cura maniacale dedicata al canto che poi è il valore aggiunto di una ballata mai scontata sempre viva e coinvolgente. Si chiude con i pochi accordi di “altopiano parlante”, distese sonore su cui lasciarsi andare è d’obbligo. Promosso.

“Insieme a te sto bene” [Mescal/Sony] è la cover di Lucio Battisti che i Lombroso inseriscono nel loro nuovo singolo. La canzone, famosa quanto bella, viene interpretata con una verve ed energia invidiabili, più ruvida dell’originale ma altrettanto efficace. Le altre due tracce sono “Io credo” e “Non è quello che vorrei” pubblicate nel loro primo album omonimo. Una chicca per chi li conosce già, un assaggio per chi ha voglia di conoscerli. In entrambi i casi, una bella sorpresa.

4 tracce per il secondo singolo dei Perturbazione “Se mi scrivi” [Mescal/Sony]. Si inizia con la omonima traccia che non presenta variazioni dal disco. Ma il singolo contiene due inediti. “Specchi d’acqua” con violini, chitarre e cantato sottovoce, e “Il campione e il perdente” altro brano lento, implosivo e elettronicamente malinconico. Ciliegina la cover, assolutamente acustica, di Waiting in Vain indimenticabile canzone di Bob Marley che i Perturbazione registrano di getto con l’aggiunta del violino che sposa la causa nel migliore dei modi.

Chiudiamo questa parentesi riservata ai cd singoli con Francesco C che dopo il suo primo album ritorna con “Ulteriormente” [Mescal/Sony]. Il suo è un rock da boy-band con un pizzico di intelligenza, inventiva ed elettronica.



 

I DISCHI DELLA SETTIMANA#5

“Appunti partigiani”[Mescal/Sony] dei Modena City Ramblers è un progetto che percorre “sessant’anni di musica resistente” coinvolgendo personaggi come Goran Bregovic, Guccini, Paolo Rossi, Moni Ovadia, Piero Pelù, Africa Unite, Ginevra di Marco, Morgan e tanti altri ancora che duettano con la band emiliana. I brani da “Viva l’Italia” di De Gregori a “la Guerra di Piero” di De Andrè passando per “Bella Ciao” e “I ribelli della montagna” vengono suonati dai Modena City Ramblers col cuore, con passione e con molta originalità. Spiazzante la prima parte di Spara Juri dei CCCP cantata da Paolo Rossi.

“L’ingranaggio” [v2/Edel] dei Torpedo da poco ristampato (con aggiunta del video de “Le mani sopra Roma”) sta riscuotendo successo tra la critica. La ricetta è semplice: ska, reggae, punk ed elettronica. Dosi miscelate con cura e con armonia. Una verve effervescente, suoni completi e testi non banali. Dal vivo poi si balla senza tregua.

Nuovo album per i salentini Sud Sound System, “Acqua pe sta Terra”[v2/Edel]. Il reggae sale in cattedra, a dar lezione i ritmi in levare che dalla Puglia coinvolgono personaggi internazionali come Luciano o General Levy. Le quattordici tracce variano da situazioni impegnate come “Nu te fa futtere” a brani che ogni buon dj reggae non potrà ignorare come “Reggae Calipso” o “Sciamu a ballare”.

Emigrando verso suoni più sintetici da segnalare l’uscita della “session two” della compilation Rebelfutrism [Crosstown/Karma] mixata dal dj Damian Lazarus. Sedici brani che spaziano nel variabile mondo della house, dunque musica da club. Da segnalare spunti interessanti come il brano di Jennifer cardini & Ho con “Stay” che attinge dall’elettronica che fu, quella anni 80.

Concludiamo con My Life Remixed [Redant/Karma] un remix-tributo di “My life with the thrill kill kult” a cura di Pete Bones & Ebon. Virtuosismi elettronici si mescolano a ritmi martellanti. Tredici brani per dj house da ballare fino all’alba.

Carta – Cantieri sociali


 

Etno Orchestra. Tribal Samba

Sono in dieci a suonare gli strumenti: una marmellata sonora che trae origine e forza dalle percussioni di mezzo mondo. Da quelle brasiliane come il surdo o la timba a quelle afro-cubane come il congas, attraversando quelle arabe del darabouka e le tribali come il classico djambè. Il tutto condito con suoni strani e strambi come quelli delle bottiglie o di grandi barili di alluminio. Tutto questo lo si trova nel disco di esordio degli “italiani” EtnOrchestra. Tribal Samba [Level49/Venus] è un gran bel lavoro, nove tracce che spaziano dal “tribale all’hip hop, alla drum’n’bass al funk”. Speziate e piccanti per palati forti. In brani come Tora Tora o Rumbasa poi il ritmo travolgie. La danza avanza.


 

I DISCHI DELLA SETTIMANA#4

Nessuno è perfetto (per fortuna) [Musica&Suoni/Universal] è il terzo album dei sicilianissimi Tinturia. Reggae e pop, rock e cultura popolare si mischiano, così come l’italiano utilizzato è farcito di espressioni e cadenze tipicamente isolane. Cantano: “Extra, Extra negro o vucumprà. Extra, Extra terruni meridionà”.

Primo album per i Riserva Moac [Upr/Edel] per il collettivo di Campobasso che crea un sound basato principalmente sulla forza di strumenti acustici di derivazione popolare come la zampogna, la ciaramella e la fisarmonica oltre ad una sezioni di aerofoni etnici. Le atmosfere sono quelle della musica folk dei ritmi da strada, alla Modena City Ramblers per intenderci, con le dovute ed interessanti differenze nell’uso dell’elettronica.

Si salta e si canta a ritmo reggae con Sigh Sigh [Upr/Edel], primo album dei Ratapignata. Sono sardi e l’album è cantato interamente in sardo. La forza di questo album risiede proprio nella novità dell’unione tra il reggae e il sardo che si presta ai ritmi in levare del reggae.

Rock liceale per i Rotoblanco che da ex cover band dei Clash assorbono, forse fin troppo, attitudini ed idee. Comunque spunti interessanti in Crea Scompiglio [Upr/Edel] ce ne sono, non resta che attendere i live. Da segnalare la produzione artistica di Finaz della BandaBardò.

N.a.m.b. [Mescal/Sony] è un interessante progetto che unisce l’anima rock a quella elettronica. Una unione ben calibrata e ben riuscita. Il cantato in italiano non stona e la presenza di Madaski al mixaggio da solidità e garanzie su questo lavoro che ha il pregio di colpire al primo ascolto.

61 winter’s hat [Wallace/Audioglobe] è il quinto disco da due pollici della wallaceMAILseries ideato dalla Wallace Record. Protagonisti sono Fabio Magistrali e Mattia Coletti che non hanno mai suonato insieme, lavorando a distanza e “scambiandosi” le registrazioni. Il risultato è ricco di momenti intesi, emotivi, suoni e rumori, che prendo e perdono la forma canzone in maniera assolutamente libera.


 

BOOZO BAJOU Dust My Broom

Dopo quattro anni dall’ultimo lavoro (Satta 2001) tornano con Dust My Broom che appaga le aspettative e in 11 tracce snoda sonorità varie accomunate da un minimo comune denominatore: il dub jamaicano. Le sfaccettature prendono colori a tinte jazz, soul, blues, folk, reggae e r’n’b. Le voci presenti (in maggior numero rispetto al precedente disco) riscaldano dando profondità ai suoni e alle vibrazioni: Tony Joe White nella traccia d’apertura Keep Going o U-Brown, leggenda reggae da Kingstone Jamaica, in Take it Slow. In Killer e Blast le atmosfere sono più da danceflor. L’album comunque è da ascolto rilassato, molto down-tempo senza eccessi e con tanta voglia di disegnare architetture sonore fluide.


 

PLUMP DJS: SATURDAY NIGHT LOTION

A due anni dall’uscita del suonatissimo Eargasm tornano i Plump Djs, duo inglese che fa ballare mezzo mondo con intensi djset. Saturday Night Lotion conferma senza stupire le doti di Andy Gardener e Lee Rous. Diciassette i brani che si susseguono senza sosta. Undici quelli originali, due i remix e tante le partecipazioni come quella di Lee Coombs e dell’italiano Maddox che con Smell like Naples lascia l’impronta e l’odore su questo disco. Per intenderci: suoni sintetici e frantumati, bassi spessi e groove robusti. Il genere esce alla voce “break beats”, appunto battiti spezzati da contrapporsi alla cassa dritta dell’altro emisfero elettronico. Sconsigliato ai deboli di cuore.

Carta – Cantieri sociali


 

Khoiba: Nice Traps

L’album di debutto dei Khoiba, Nice Traps [Mole/Karma], ha delle caratteristiche semplici ma efficaci. Beat sincopati e voce androgena. Tocca nervi tesi come fossero corde di basso. Nessuna esagerazione, razionale composizione delle parti, giusto mix di malinconia e voglia di vivere. Pone al centro del proprio lavoro l’elettronica e le emozioni. L’album riesce a farsi ascoltare per tutti i suoi cinquantadue minuti. Al suo interno si trovano frammenti pop non banali come in “That Reason”. In “202” i beat si fanno sempre più sordi e la voce di Ema Brabcová si affievolisce seguendo il down-tempo che compie il suo dovere catturando pacatamente l’ascoltatore.


 

JDS: THE ADVENTURES OF THE PURPLE FUNKY MONKEY

Il titolo è già tutto un programma: “The adventure of the Purlpe Funky Monkey”. Autori due djs, Darren Pearce e Julian Napoletano. Nome in codice: Jds. Materiale pericolosamente elettronico quello che fluisce nel disco. Per chiarire le idee: suoni immateriali, sintetici e pieni di “silicio”. I beat sono molto frammentati (nei cataloghi il disco esce alla sezione: breakbeat), vari e varianti, i groove modellano, dando forma e sostanza. Poi attacca “Brezen” con una chitarra acustica e il tempo rimane basso, senza accelerazioni, elastico. Oppure ti ascolti Zeon e i contorni reggae mischiano le carte. Mai fidarsi dei djs, possono sempre tirare fuori il coniglio da un cilindro. Ottima prova.

Carta – Cantieri sociali


 

Ballate per piccole iene, intervista a Manuel Agnelli

Ballate per piccole iene [Mescal/Sony] è il nuovo e atteso album degli Afterhours, band di punta della scena rock italiana. Il primo ascolto è duro da digerire: suoni spigolosi su testi roventi. Poi pian piano si riesce ad assaporarlo, a percepirne l’essenza. Manuel Agnelli è il cantante e leader della band.
Sei soddisfatto di come è venuto il disco?
Diciamo che sono entusiasta, anche se non si è mai completamente soddisfatti, c’è sempre qualcosa che avresti voluto cambiare. Accade sempre così.

Il disco lo avete registrato interamente a Catania, come è andata?

La cosa più bella è stata l’atmosfera durante il periodo di lavoro e registrazione. C’è una grossa connection tra Milano e Catania. Io Catania la conosco molto bene, ed ho un sacco di amici. Lo studio era molto bello, i tecnici molto bravi. Ci siamo dedicati totalmente alla musica. Poi è arrivato Greg Dulli (ex Afgan Wighs ndr) a produrre l’album e ha portato una energia pazzesca. Lavorare con lui è stato molto facile perché la pensiamo alla stessa maniera, lui ha portato tante idee ed entusiasmo. Ci ha fatto credere in quello che stavamo facendo. A lui il nostro modo di suonare piace, non lo ha stravolto ed è diventato parte integrante della band e infatti ci seguirà in numerose date del tour.
Quando avete deciso di tradurre le canzoni per una versione in inglese del disco?
Lo abbiamo saputo da subito, l’intenzione c’era da subito, è stato Greg a spingerci a fare qualcosa per l’estero. Secondo lui abbiamo delle cose da dire anche fuori l’Italia. Però ciò non ha influito nella scrittura dei testi in italiano.
In questo album ricorrono spesso i concetti di amore e morte.
E’ un album sulla mediocrità, sul rendersi conto dei propri limiti e non poterli accettare e quindi anche sulla disperazione della accettazione. E’ chiaro che la mediocrità la applichi a tutto quello che sei e che vivi e che è intorno a te. C’è l’amore sicuramente, da un punto di vista che magari non è sempre positivo e forse come dici tu c’è anche la morte.


 

Chris Spedding – CLICK CLACK

Parte il disco e attacca una voce calda, che sembra nera, un rock vicino al blues. Ondeggiante. Così inizia l’album di questo signore nato a Sheffield nel 1944. Un perfetto sconosciuto forse? Senza mai avare notorietà o hit radiofoniche, il Nostro, ha collaborato ed è stato (immaginiamo lo sia ancora) apprezzato da gente del calibro di Elton John, Jack Bruce, Donovan, John Cale, Jim Capaldi, Art Garfunkel e Ginger Baker. Intanto il blues di Cure va avanti nel lettore. Scorrono anche le altre tracce, una marmellata (nella migliore delle eccezioni, quindi fatta in casa dalla nonna) di rock, blues, country, jazz e gospel. C’è anche Brian Ferry, dei mitici Roxy Music, con un assolo da brividi, a mettere sigillo.

Carta – Cantieri sociali


 

Cesare Basile, Gran Cavalera Elettrica

L’ultima fatica del catanese Cesare Basile, (cantautore di culto della scena italiana) si intitola “Gran Calavera Elettrica”. Questo quarto album continua sulla scia del precedente, Closet Meraviglia, seguendo un percorso buio, fatto di immagini forti, bibliche (“Negli orti degli Ulivi”, “Apocrifo”, “L’albero di Giuda”) di intime stradine elettrificate (“Primo Concime” “Pietra Bianca”) di situazioni impreviste, incontrollabili (“A che serve lo Zolfo?” “In coda”).

I suoni dell’album sono graffi elettrificati che tagliano come un rasoio, sono suoni rock che migrano verso il blues e il folk. L’album è maledettamente unico, denso come la pietra lavica. La ciliegia sulla torta è “Senza Sonno” che vede alla voce la presenza di Nada, in una interpretazione “che porta via dalla miseria che si mastica”. Imperdibile.

Carta – Cantieri sociali


 

I DISCHI DELLA SETTIMANA #3

Dischi della settimana

“The Williamsburg sonotas” [Wallace/Audioglobe] non è un album di jazz classico. Gli schemi sono stravolti, gli strumenti: sassofono, batteria e basso elettrico, sembrano ignorarsi, camminare per conto proprio per poi invece riunirsi in una visione unica, in un ascolto d’insieme. Gli autori sono Gianni Gebbia, Lukas Ligeti, Massimo Pupillo. Interamente strumentale, intermente sperimentale, interamente registrato a Brooklyn, New York, mostra come il jazz sia in continua evoluzione.

Album doppio per i “LemonGrass”, che con “Time Tunnel” [Mole/Karma] non realizzano un ovvio the best of, ma tracciano, attraverso le 27 canzoni pubblicate un percorso attraverso la loro musica, che chiameremo elettronica specificando però che numerosi sono i generi e le sottocategorie incluse. L’album non è “discotecaro”, non ha cioè una cassa dritta che martella sui timpani, ha ritmi lenti e veloci, groove accattivanti e pompose line di basso, è consigliabile per chi voglia aprirsi ai suoni nuovi.

Album d’esordio elettro-impegnato per gli “offlagadiscopax” che con “Socialismo Tascabile” [santeria/audioglobe] frullano elettronica, socialismo, moog, linee di basso alla cccp degli albori e un profumo dell’Emilia rossa che fu. Il resto è parlato più che cantato.

Se il riferimento è volutamente azzardato con i Rage Against the Machine, forse quello con i Linea77 può rendere meglio. Comunque stiamo parlando degli “Oshinoko Bunker Orchestra”, toscani di Firenze e del loro primo album omonimo. Nove tracce di basso, chitarra e batteria, di cantato non sempre presente, di canzoni rock in definitiva, con una certa voglia di non essere scontati. In buona parte dell’album ci riescono anche.

Punk assolutamente punk per l’ultimo album dei “Klasse Kriminale” [Tube/Venus]. Punto di riferimento per la scena punk italiana, non deludono i fan con un lavoro, 16 brani più traccia video, politicamente scorretto che non usa mezzi termini: “Il cavaliere ha venduto il paese a Mc Donald” urlano in “Reclaim the Street”.

Carta – Cantieri sociali


 

AA.VV. Bailamme Generale / Musica per Robot

Due uscite interessanti per l’etichetta (indipendente) Il Re Non Si Diverte. La prima è dei Gea e si chiama Bailamme Generale. Un nome, un programma. Così l’andazzo è graffiante, ruvido, spigoloso, assolutamente potente. Confusamente rock. C’è però un retrogusto hard-punk che, a seconda dei gusti, sarà la ciliegina sulla torta o la nota dolente. Lavoro più introverso per i Dalila, con voce malinconicamente femminile che è il valore aggiunto di tutto il disco. Ricorda, a tratti, la Mara Redeghieri dei migliori Ustmamò (ascoltare per credere la traccia 2 “I / O”). Le canzoni avanzano docili, con una base sonora robusta però, ossimoro necessario per descrivere e descriversi. Per cercare, forse, se stessi.

Carta – Cantiere sociale


 

AA.VV – The Beatmaker/ Italian Hip Hop Finest

E chi l’ha detto che l’Hip Hop in Italia è morto è sepolto? Semmai cova sotterraneo. A dare un segno tangibile della vita tricolore del rap ci ha pensato djFede con due album e tantissime collaborazioni. The Beatmaker è uscito nel 2004. Dodici tracce costruite da djFede (al secolo Federico Graziottin) su cui hanno rappato artisti vari tra cui: Esa, Primo (dei Cor Veleno), Principe e Master Freez. Italian Hip Hop Finest è, invece, una compilation uscita a marzo 2005 dove, in 20 tracce, si disegna la mappa delle migliori rime made in Italy in circolazione. Sentire per credere ad esempio, Fritz da Cat, Frank Siciliano, Lyricalz, Dj Zeta, Medda & Goedi, Sano Business.

Carta – Cantieri sociali.


 

I DISCHI DELLA SETTIMANA #2

I DISCHI DELLA SETTIMANA

L’album, Hamlet Machine di GoodMorningBoy [alias Marco Iacampo] è uscito qualche mese fa ed impressiona al primo ascolto. Canzone dirette, istintive, voce graffiante e tanto cuore e poesia. E’ veneziano l’autore, ma è internazionale il suono, l’attitudine, il respiro. Avete presente l’ottimo Eliot Smith? Siete sulla buona strada. “Hit me with the water” da ascoltare in religioso silenzio.

Con Cuckoo Booho gli …A Toys Orchestra, giovanissima band campana realizzano il loro secondo album, raggiungendo un livello qualitativo invidiabile. Un album “isterico/romantico”, shekeraggi elettronici a strutture indierock, accelerazioni ritmiche (“Panic Attack#1”) e ballate melodiche (“elephant men”). Entrambi i dischi stanno riscuotendo successo anche all’estero dove numerosi sono le loro esibizioni live. Per maggiori informazioni: www.urtovox.it

Kosmopilities del Paolo Fresu Quintet è un raffinato album jazz, pubblicato per la Blu Note. Le musiche sono state scritte da uno dei co-fondatori del quintetto Roberto Capelli per festeggiare i loro primi venti anni di vita. Nelle quindici tracce c’è tutta la sapienza del jazz d’autore, le atmosfere da club fumoso, la tromba di Fresu poi è una delicata leccornia. Batteria, contrabbasso e sax tenore completano la formazione. Sbilanciarsi è facile: 10 con lode.

Rita Botto con Stranezza D’Amuri porta in giro un po’ di Sicilia, (i suoi concerti sono sempre sold-out). Il disco è composto da suoni tradizionali, folklori vividi, cantato totalmente in dialetto, un dialetto poco comprensibile, ma incredibilmente musicale che si presta alle varianti della voce della 47enne musicista cresciuta alle pendici dell’Etna. I suoni, i sapori, i profumi, il jazz, e pure una chicca, o una cassata, Stranezza D’Amuri cover di Franco Battiato per la denominazione di origine controllata.

6 le tracce, per concludere, di Tutti Matti, progetto solista di Cecco che spaziano, delirando in italiano dal “soul, folk, blues, rock’n’roll, psichedelica anni ’60 e «riciclaggio alla Beck»”


 

LUDOVICOVAN

Dodici canzoni riempiono l’album omonimo d’esordio dei Ludovicovan, gruppo postadolescenziale milanese. Gabriello (voce e chitarra), Jacopo (chitarra), Francis (batteria) e Giacomo (basso) sono nati tutti nel 1982. Al dispetto però della giovane età dopo anni di rodaggio (la band è nata nel 1997) l’album sfornato il 21 gennaio risulta essere una interessante variante sul tema del indirock nostrano con forte influenze internazionali.
Con modestia e semplicità il disco riesce a farsi ascoltare partendo dalla batteria del brano di apertura “Mordimi le labbra” che fa lentamente muovere la testa e i riff di chitarra di “Sogno” per arrivare anche a momenti più lenti, ondulanti come “Girotondi”. Da segnare sul taccuino “La rissa”, “Cesare Blanc” e “Il peso di uno sguardo”. Per un esordio non c’è male.

Carta – Cantieri sociali


 

I DISCHI DELLA SETTIMANA #1

I DISCHI DELLA SETTIMANA

“Dietro le quinte” è il nuovo album di Andrea Sisti (uscito il 21 gennaio) che vede numerose partecipazioni ad arricchire un lavoro che di per sé suona bene, fluido, ricco di atmosfere cantautorali, giri di chitarra caldi innesti in lingua inglese e voci morbide.

“La Belle Epoque Della Banda Bonnot” racconta la storia di Jules Bonnot, operaio, anarchico e poi bandito. Henry-François Rey nel 1954 trasforma questa storia in una commedia musicale e ne affida le canzoni all’eclettico artista francese Boris Vian. Giangilberto Monti ha adattato in italiano le venti canzoni di Vian. Situazioni jezzate su una solida base di folk e fisarmonica. Molto interessante.
Per far un buon disco skareggae serve ritmo, umorismo e una buona sessione di fiati. In “Dollari e nuvole” (Tuberecords/Venus) i Gazpacho miscelano i tre ingredienti alla perfezione, senza strafare. Eseguono il loro compito divertendo e divertendosi.

Breakfast of Championships di Lee Coombs (Finkinger linkin’ records/Karma) è un cd di breakbeat puro, dodici tracce da spremere fino all’ultimo beat spezzato. I dj lo suonano sempre nei club.

“Come se fosse normale” è l’album d’esordio di Edoardo Cerea, 34enne musicista attraversato dal blues e approdato al rock americano influenzato dai cantautori italiani passati e recenti. L’album scivola via, canzoni leggere ma presenti, accordi semplici ma utili. I testi sono microstorie quotidiane. Cinquestelle a “Solo nell’aria”.

21 brani per la compilation Indies against IN(vi)DIE (Sub Records/Audioglobe), gruppi noti (Marlene Kuntz, Tre allegri ragazzi morti, Meganoidi, Yuppieflue) e meno noti (Dodo reale, Odorama, Velvet score, Toxic town). Un tentativo di mappatura del “rock” italiano in continua evoluzione.

Infine FUNKSTORUNG, “ISOLATED. FUNKUSTORUNG TRIPLEMEDIA” ovvero un Dvd e un libro. Video ed immagini ispirate all’ultimo lavoro dei FUNKSTORUNG dj tedeschi che attraverso il loro sito avevano dato la possibilità di realizzare la cover del cd e si sono ritrovati sommersi con materiale molto scottante. Musica, immagine, video: TRIPLEMEDIA.

Carta – Cantieri sociali


 

5rui sound…

Ironico e surreale, Emiliano Cinquerrui (5rui), è un dj poco serio che ha iniziato a suonare dischi per amici in abitazioni arredate con gusto discreto.

E’ il dj forse meno “serio” tra quelli presentati finora, una figura di assoluto culto della scena catanese. Come dire: l’ironia surreale al potere, alla console e non solo. Provare per credere… Quanti anni hai? Uno di meno. All’anagrafe 31 cicli solari compiuti. Avvocato al mattino, cantante, batterista, manipolatore di suoni e dj alla sera? Cosa vuoi fare da grande? E soprattutto cosa ho dimenticato? Da grande mi piacerebbe essere mantenuto da una matrona autoritaria, preferibilmente belga. Hai dimenticato arbitro d’eleganza e foriero di bellezza. Quali sono i locali dove suoni spesso? Non suono spesso, ma statisticamente credo che sia lo ZO a sostenere il mio dolce peso con una frequenza superiore agli altri luoghi di divertimento e svago. E cultura. Ti è capitato di suonare in giro: Sicilia, Italia, Europa, Mondo? Con i DOGADOG abbiamo fatto un po’ di turismo interno, diffondendo Verbo e Malattia financo a Palermo, Messina, Pietra Perzia. Con Negri Volanti e Body Hammer, durante questa estate gentile, abbiamo sconcertato la Slovenia ed il Friuli. Un tour irredentista, insomma. Il perché: voglio diventare Britney Spears. Con MerolaMatrix a Milano e Napoli. Chi viene ad una tua serata, dove tu sei il dj, che musica ascolta? Chi viene ad una mia serata non ha il tempo di ricordare che musica ascolta. Difficilmente utilizzo scalette. Non imparo niente dall’esperienza. Mi annoio immediatamente. Devo cambiare canale in fretta. Il tuo dj preferito? Jeff Mills: pieno d’amore e macchina di macchine. Il mio dj preferito catanese sono io. Il mio colore preferito è il blu. La prima cosa che guardo in una donna sono le scarpe. Un disco imperdibile? Un disco imperdibile: Reign in Blood degli Slayer. Un disco più recente: Uochi Toki dei Uochi Toki. Un pezzo porta fortuna? Il pezzo portafortuna c’è, ma non lo ricordo. Non lo metto mai. C’è qualche produzione “locale” che ti piace? Hoovers, Nasty, Brigantoni.

CURRICULUM
Prima suona dischi per gli amici in “abitazioni arredate con gusto discreto”. Poi dal 1991 inizia anche a “rovinare la reputazione di numerosi locali ben avviati”. Primo strumento suonato è il Vic20 in seguito il pianoforte. Suona stabilmente nei DOGADOG, che ama definire il “miglior gruppo italiano degli ultimi 30 anni”, nei Negri Volanti, “gruppo random di alcolisti anonimi” affiliato all’Improvvisatore Involontario, con Merola Matrix ovvero “rarefazioni australiane e camorristiche seduzioni”. Lo si è visto selezionare dischi da ZO, alla Cappella Bonaiuto, ai Mercati Generali, al Route 69, all’Achab, alla La Chiave, e al Glamour. Presto in giro con Tazio Iacobacci: musica sacra per pianoforte e harmonium; con Andrea Pennisi: free jazz decampionato per cd e tromba; da solo: Home, antologia di registrazioni casalinghe dimenticate.


 

Okinirò. Charity Cafè

Quanto bene può fare alla salute umana un buon disco di jazz? Tanto, molto. Così l’ascolto di ”Charity Cafè” mette di buon umore, alleggerisce corpo e mente, rende il luogo in cui viene suonato sereno e rilassato. Un disco che sa di classico, fumoso, improvvisato jazz che però al contempo trova anche duttilità nella contaminazioni, interessanti, con il rock e il funk. Il clarinetto ad esempio suona ipnotico disegnando traiettorie sonore su cui perdersi per poi trovarsi negli assoli di chitarra. La bussola impazzita della batteria scandisce il ritmo egregiamente. Per chi magari preferisce annoiarsi con due accordi semplici semplici ha sbagliato cd. Qui, ora si suona jazz. Tutto il resto è noia.

Carta – Cantieri sociali


 

Paolo Benvegnù – Piccoli Fragilissimi Film

Ascoltando l’album si nota una certa attitudine alla sensibilità acuta, alle emozioni che stanno dentro e che poi come è naturale che accada esplodono, che germogliano piano, che feriscono. Canzoni infarcite di profondi respiri affannosi, di immagini, di piccoli film, molto fragili appunto.
In apertura il pianoforte di “Il mare verticale viene seguito da “Cerchi nell’acqua”, acquistando un po’ di ritmo per rifermarsi in “Io e te. “Suggestionabili” l’avevamo ascoltata nel singolo, giunge a metà per dare forma e sostanza, una visione introspettiva che riflette all’esterno. In “Only for you” richiami ai “Beatles” influenzano l’atmosfera che si fa piacevole. La musica delicatamente rock si incrocia con i testi e soprattutto con la voce di Benvegnù che è uno dei valori aggiunti di questo album.

Carta – Cantieri sociali


 

Moratto & Lineki – Exactivity

A.A.A djs cercasi per ascolto e riproduzione in festoni da spiaggia o in club invernali. Come descrive l’annuncio, il disco tratta materiale elettronico di un certo peso, che senza nascondersi dietro un dito mira alla dance. House, soprattutto in cassa dritta. A pensare e realizzare il tutto due dj italiani: Davide Sabadin e Elvio Moratto. Il primo produce da più di vent’anni e ha collaborazioni rilevanti nel mondo della house internazionale, come quella con dj Ralf. Il secondo ha suonato in giro per l’Europa (al Myday di Berlino o al Heaven di Londra) ed attualmente suona sopratto nel Est Asiatico. 12 le tracce in tutto: International Experimental ha un volto più umano, quasi house-pop.

Carta – cantieri sociali


 

Marco Parente – L’ATTUALE JUNGLA

Sarà “L ’Attuale Jungla” il titolo dell’attesissimo cd live di Marco Parente che uscirà il 16 gennaio. Ad accompagnarlo la Millennium Bug’s Orchestra di Mirko Guerrini. Il live risulta viscerale, pervade i cinque sensi, smuove l’anima e tutto ciò si riesce a percepire fin dal primo ascolto. Ritmi jazz, mischiati a momenti più rock, situazioni intime fuse a lampi di rabbia e amarezza. Il cd contiene, in apertura, un brano inedito,“Inseguimento Geniale”, oltre ai “classici” del suo repertorio: “Karma Parente”, “La mia rivoluzione”, “Fascino del perdente” e molto altri ancora. Ciò che veramente stupisce di quest’album è la capacità con cui Marco Parente gioca con la sua voce, modellandola in maniera grandiosa. Un gran bel lavoro, non il solito album registrato dal vivo, ma molto, molto di più.

Carta – cantieri sociali


 

Life is… Creation & Codec: ELETTRONICI CON STILE

Il suono che emerge è quello freddo dell’elettronica glaciale, grigia. Beat spigolosi come cristalli. A creare tutto ciò è un duo milanese: Emiliano Cinquanta e Davide Rosenholz sono i due dj-programmatori che stanno dietro la firma Codec, da cui il titolo omonimo dell’album. Nove traccie essenziali, con ritmi rarefatti in alcuni casi (“Kobayashi”), incalzanti in altri (“Remenzo), o scomposti con influenze tipicamente breakbeat (“Edrelize”).
Altre atmosfere per “Life is… Creation” terzo album della raccolta Life is… Composta da artisti vari della scena elettronica israeliana delle undici tracce, tredici sono state concepite per questo disco e ascoltandolo emergono sonorità delicate, traiettorie sonore su beat morbidi ondulanti e rilassanti. Il volto meditativo e distensivo dell’elettronica.

Carta – Cantieri sociali


 

Loopless – LOOPLESS

E’ con la voce calda di Kika Santos e con un fumoso groove che si apre il primo omonimo album dei “Looplees” uscito a fine novembre in Italia. A produrlo è la Carosello Record.
I “Looplees” è un duo proveniente dal Portogallo, a Kika Santos si affianca Hugo Novo che pensa alla struttura musicale: tastiere, piano e sintetizzatore.
Il flusso d’apertura introduce subito nelle atmosfere soul-jazz dell’album che sfugge però a ristrette etichette. E’ presente l’elettronica, il reggae, qualche “base” hip hop e influenze affini, il tutto amalgamato dalla voce confortevole e sensuale di Kika.
Un album che si fa ascoltare con piacere ma senza grandi pretese. Un buon esordio (anche se i musicisti in passato hanno altri progetti alle spalle) fatto di dieci tracce con un suono molto giovane, molto “cool”.

Carta – cantieri sociali


 

Motel Connection – a/r ANDATA+RITORNO OST

Dopo l’esperienza di Santa Maratona riecco che i Motel Connection (alla voce Samuel dei Subsonica) firmano la colonna sonora di “A/R ANDATA+RITORNO”, regia di Marco Ponti. E’ un doppio cd e contiene in tutto trentuno canzoni, undici sono state scritte appositamente per il film, le restanti sono una raccolta di brani di gruppi provenienti dal sottosuolo torinese. Variegato il suono passa da momenti più intimi come in apertura (Queen of Sugar e Reach out Roots) a situazioni più elettriche come nel breakbeat di “Reach Out” o nella cassa dritta di “Hit and Run” brano house tanto elegante quanto spigoloso. Per realizzare questo disco i Motel Connection hanno chiamato un po’ di amici che compaiono qua e la nelle canzoni. Uno su tutti: Manuel Agnelli canta e suona la chitarra in “The power of Love”


 

AREZZO WAVE COMPIE LA MAGGIORE ETA’ – WoodStook all’italiana.

Arezzo Wave compie diciott’anni e festeggia la sua maggiore età con un’edizione ricca di grandi eventi. Dal 6 al 11 luglio (un giorno in più rispetto al passato) si alterneranno in 15 aree e palchi diversi artisti proventi da quindici paesi con oltre trenta proposte straniere e cento italiani.
Tempo di ricorrenze quest’anno, si celebreranno infatti i dieci anni dalla morte di Frank Zappa e Charles Bukowsky. A quest’ultimo al Word Stage verrà dedicata (il 7 luglio) una intera giornata con reading e spettacoli. Ma il Love festival si caratterizzerà anche per le iniziative di solidarietà, verranno festeggiati i dieci anni dalla fine della Aparthaid in Sud Africa con la leggendaria Miriam Makeba che si esibirà il 10 luglio, e soprattutto si festeggeranno i dieci anni di vita di Emergency, associazione che più di ogni altra non ha bisogno di presentazioni, ma che ha bisogno di fondi: l’obbiettivo da raggiungere sono 100.000 euro per il completamento del terzo centro chirurgico di Lashkar-Gah in Afghanistan.

All’interno dei numerosi spazi divisi per la città ci saranno varie attività, palchi dedicati agli incontri letterali (interessantissa si prospetta la tavola rotonda sui “Detective in letteratura” e quella dedicata al “Calcio fra giornalismo e letteratura”), agli spettacoli di teatro e di cabaret (anche qui si alterneranno nomi nuovi a realtà più conosciute come alcuni comici dello Zelig). Ci saranno mostre fotografiche, rassegne di corto metraggi e molto altro ancora.
La musica sarà però certamente l’attrazione principale: sei giorni all’insegna delle nuove proposte provenienti da tutta Italia e dei gruppi nazionali e non più affermati. Qualche nome? Cypress Hill, Groove Armada, Pgr, Caparezza, Marlene Kuntz, Fernanda Porto, CHUMBAWAMBA, Verdena, Meganoidi, Black Rebel Motorcycle, Frankie Hi Nrg, Piero Pelù e molti altri (citarli tutti è impossibile).

Si conferma degna di nota poi la parte dedicata alla musica elettronica con numerosi dj internazionali e i nomi di spicco della nostra scena, da Coccoluto a Bertallot, passando per Madox e Luca de Gennaro (solo per citarne alcuni). Il campeggio allestito dal Comune sarà gratuito, come gratuiti, è così dal primo anno, saranno i concerti e gli spettacoli. Non c’è ombra di dubbio: Arezzo Wave è il più importante e il più riuscito festival italiano, la Woodstook dello stivale che non teme paragoni con altre realtà europee. Pensando ad Arezzo Wave Love festival si può andare fieri di come vanno le cose in Italia e ultimamente non sempre accade. Purtroppo.

Carta – cantieri sociali


 

SONGS FOR ULAN

Songs for Ulan è un progetto realizzato da Pietro De Cristofaro, con la collaborazione di Cesare Basile, Francesco Cantone e Tazio Iacobacci. Il tutto si è svolto nell’estate del 2003 con un sole che picchiava, nel cuore di Catania, dentro una sala prove con una piccola finestrella. Pietro De Cristoforo, napoletano, riesce in sette canzoni a mettere su un percorso sussurrato fatto di accordi semplici, melodie leggere, soffi di vento su sudori che non vogliono asciugarsi.“Life was not yet”, ”No Staine”, “Now I know” “They’re are crying for nothin” sono canzone intense che lasciano un segno se non altro per l’immediatezza con cui raggiungo l’obbiettivo. Che negli anni Pietro abbia ascoltato Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, Leonard Choen è un bene che si riversa nel suo modo di fare musica. Fortunatamente.


 

Rennie Pilgram – PILGREMAGE

Rennie Pilgrem, uno dei dj internazionali più apprezzati sulla scena, torna dopo quattro anni. “Pilgramege” è il titolo di questo nuovo lavoro catalogabile come un album di “breakbeat” ovvero suoni frammentati e ripetitivi, tecnologicamente elettronici. Ma catalogare è rischioso, meglio avvisare che numerosi sono gli innesti, come la tromba jazz nel brano d’apertura “Attention” oppure il violino all’inizio della traccia “Sanctified”. Le sorprese non finiscono: troviamo Mc Chikaboo a rappare su un pezzo che parte in maniera minimale e man mano cresce aggiungendo grooves ed effetti, prendendo corpo e forma. Si annovera tra le voci anche quella di Sara Whittaker, dei Mara. L’album finisce con la bonus track, “Acid part 3” dalla colonna sonora di “The football factory”, pezzo acido al punto giusto.


 

WALLACE RECORDS

La Wallace Record è una piccola ma tenace casa discografica italiana e indipendente. Anima, corpo e cuore dell’etichetta milanese è Mirko Spino. Negli ultimi mesi sono usciti parecchi progetti. In ambito “postrock” e “noise” si possono ascrivere i Permanent Fatal Error, i Rosolina Mar e “Sedia”, tre gruppi giovani e diversi tra loro che però rispecchiano una resa finale di alto livello, senza timori e riverenze nei confronti di realtà europee o americane. Verso la sperimentazione e l’improvvisazione virano altri progetti come Tasaday con “In attesa, nel labirinto”( festeggiano così i vent’anni di “sperimentazione intelligente), o il terzo album di Bron y Aur che spazia tra radici radicate nei “seventies” (Zeppelin? Sabbath?) e future evoluzioni intrise di kraut rock e free jazz. Improvvisazione pura il progetto “…just arrived” dei Short Apnea & Gorge Trio “frutto di tre giorni di totale improvvisazione nella periferia milanese”. Infine Anatrofobia con “Tesa Musica Marginale” con elementi rock e jazz mischiati a un “esercizio mentale e corporeo” arrivati al quarto album. La lista aggiornata continua sul sito www.wallacerecord.com, con tutti i progetti in corso (interessantissime le compilation) e le informazioni e le curiosità necessarie.
Un’altra discografia è possibile: la Wallace ne è la prova lavorando giorno per giorno con piccoli ma importanti progetti, stando attenta al sottosuolo italiano, dando possibilità alle sperimentazioni non restando chiusa in facili progetti. Si avvale della distribuzione di “Audioglobe” che vale da sola la denominazione di origine controllata.


 

Reed,Cale & Nico: Live At Bataclan ’72

Ve li ricordate i Velvet Underground? Nel gennaio del 1972 la parte più geniale (Lou Reed e John Cale) e sensuale (Nico) del gruppo decise di riunirsi per suonare un ultimo emozionante live. Il palcoscenico è il Bataclan di rue Voltaire a Parigi. Oggi, dopo 32 anni (la Sister Ray Enterprise ha finalmente concesso la licenza) è uscito la registrazione di quell’indimenticabile spettacolo.
Un cd dal suono sporco, grattato, della qualità dell’epoca, che riesce a far sentire la magia e il sudore che i mille fortunati presenti riuscirono a vivere.
Si inizia con Lou Reed: “I’m waiting for the man”, per poi proseguire con il malinconico piano di John cale, l’ormai voce roca di Nico. Quindici brani per un viaggio nel tempo, per riascoltare qualcosa che ci era stato negato per anni: un meraviglioso concerto.


 

Flavio Giurato – IL TUFFATORE

Un disco e un libro. Questo è “Il Tuffatore, racconti e opinioni su Flavio Giurato” A realizzarlo è la casa editrice No Replay con la neonata collana Contagi. Diciotto racconti ispirati a Flavio Giurato e scritti da altrettanti autori di spicco come Aldo Nove e Tiziano Scarpa, Paolo Nori, o il giornalista Antonio Dipollina per citarne solo alcuni. Ma chi è Flavio Giurato? Un raffinato cantautore che ha pubblicato 3 album tra il ’78 e l’84 e che poi ha deciso di uscire fuori dalla scena musicale continuando però a coltivare con rare esibizioni il piacere di suonare. Il cd allegato raccoglie tredici trecce registrate dal vivo in cui si riesce subito ad apprezzarlo. Chitarra, voce e la magia delle sua musica. Nulla più. Un bell’esempio di come narrativa e musica si possono amalgamare per confondersi l’una nell’altra.

Carta – cantieri sociali


 

Hogwash – Atomboomproofheart

Nel panorama indipendente italiano ci sono parecchie realtà interessanti, una di queste si chiama Hogwash. Da qualche mese è uscito un nuovo loro album dal titolo “Atomboomproofheart”, prodotto dalla toscana Urtovox. Un ibrido di atmosfere intime, lente, di ballate che emozionano, di autunni cadenti, di pomeriggi da trascorrere in disparte. E’ la parte sana della malinconia, della disperazione che prende forma di canzone, a volte più delicata a volte più forte. Con “Stock Pharase” e “Watershed”, due dei brani più interessanti e belli, la qualità fa un bel balzo in avanti facendo certamente annoverare l’album come una delle migliore uscite fine 2003. Si finisce con la voce strusciata che si adagia sulla chitarra acustica di “I sing this song about this bottle”.

Carta – cantieri sociali


 

Gatto ciliegia contro il grande freddo – L’IRREPARABLE

Il miagolio del Gatto torna a farsi sentire, e nel aprile scorso per “Santeria/Audioglobe” esce “L’irrèparable” terzo album del trio torinese “Gatto Ciliegia Contro il Grande Freddo”.
L’album è un soffice colpo al cuore, è una spina che punge silenziosa. Battiti tormentati, chitarre sofficemente grattugiate, lande desolate. E’ un bella realtà quella del Gatto, non nuova agli addetti ai lavori (che sarebbero migliaia di ragazzi che ascoltano la scena indipendente italiana e affollano i festival ), che si riconferma con quest’album. Ci si perde facilmente ascoltando le note (post rock?) di “Fly Falling Love” o “Elvis a pezzi” ed è un dolce naufragare… L’approdo è la cover di “Una anno d’amore” di Mina. Non perdeteli di vista, meritano molta attenzione. www.gattociliegia.it



 

ELETTRONICI: EVIL NINE e DINAMO DRESDEN

Favoloso il brano d’attacco del primo e atteso album degli Evil Nine, uscito a novembre. E’ una sintesi perfettamente riuscita: BreakBeat e Hip Hop. La voce la presta Aesop Rock. Gli altri tredici brani mescolano le varie correnti dell’elettronica moderna a chitarre rock (“Devil Stuff”), scretch (“Snack Bar Lunge”) e voci sensuali (“You are not Trough”). L’album “You can Be Special Too” è nel suo insieme molto meritevole. Assolutamente promossi. Si cambiano ritmi ma non si cambia la qualità per “Remeber” dei Dinamo Dresden. Album leggero, rilassante, un “down-beat” da cocktail preserale, fatto di voci caldi e linee di basso molto fredde. Non mancano le accelerazioni, ma comunque si viaggia su mari calmi. In Italia entrambi gli album sono distribuiti da Karma: info@karmadistribuzioni.it


 

Brychan – REEL IN BETWEEN

C’è voluto quasi un anno è mezzo, ma poi alla fine lo scorso novembre è uscito il secondo album di Brychan, songwriter gallese. “Reel in between” è una dolce commistione di generi, di spunti pescati dall’elettronica, dal rock d’autore, dalla musica classica, da quella anni ’70. Per questo lavoro Brichan ha “registrato tutti gli strumenti, programmato le sequenze elettroniche, curato gli arrangiamenti”. E’ venuto poi in Italia, dove, con Paolo Benvegnù, ha ultimato l’album. Grazie infatti all’esperienza dell’ex leader degli Scisma, il suono è riuscito a compiersi per un album insolito che si fa ascoltare ben volentieri. Di lui Brychan dirà: “L’incontro con Paolo è stato vitale per il progetto”. Le canzoni si snodano attraverso un percorso fatto di ballate calde e coinvolgenti a momenti più soffici.

Carta – cantieri sociali


 

Cristina Dona’ d’esportazione. Afterhours cinematografici.

Cristina Dona è indubbiamente tra le cantautrici nostrane che più è riuscita ad imporsi per la qualità e la densità emotiva che trasmette attraverso i suoi album e i suoi tour. Perché dunque non esportare all’estero questo nostro musicale “Made in Italy”? Detto fatto, la Mescal etichetta indipendente produttrice della Donà ha fatto uscire in ben 33 paesi “Cristina Donà” album con brani tratti soprattutto da “Dove sei tu” uscito nel 2003. Per la riuscita di questo progetto la Mescal si è avvalsa della collaborazione della Rykodisc Records, casa di produzione indipendente tra le più importanti al mondo. L’album rispetta fedelmente nella metrica e nella musica i brani originali, cambiano minimamente i testi, ma il senso delle canzoni è anch’esso immutato. Splendide Yesterday’s Film (Nel mio giardino), Invisibile girl (Invisibile) e Triathlon. Altre chicche “How deep is your love” famosissimo brano dei Bee Gees e “Goccia” unico brano che resta in italiano, non tradotta perché considerata un omaggio a chi in passato ha creduto in lei, uno su tutti: Robert Wyatt che collaborò alla realizzazione di essa. Un album raro per chi è già conoscitore del talento della Donà, una prova per chi non la conosceva e magari esterofilo riuscirà poi a riacquistare i vari album in italiano.

Da segnalare l’uscita di un cd singolo degli Afterhours: “Gioa e Rivoluzione”, cover degli Area, che gli Afterhorus interpretano nel film “Lavorare con lentezza”, che racconta la storia di Radio Alice. Il cd contiene anche La canzone di Marinella (De Andre) e La canzone Popolare (Fossati).


 

Bandabardo’ – TRE PASSI AVANTI

La Bandabardò in questi anni ne ha fatti di passi avanti ben più dei tre che sono riportati nel titolo dell’album e nella omonima canzone, la traccia numero dodici. Ne hanno fatti in lungo e in largo, qualcosa come 400 concerti tra Italia e Europa negli ultimi due anni. Dunque sono degli animali da palco che nei live fanno saltare, ballare, dimenare, pogare… Altra cosa è pero poi sentirli in cd. Perdono qualcosa. Quattordici i brani del nuovo album che spaziano attraverso ballate folk, tempi in levare e coretti succulenti. In “Sempre allegri” scritta con Dario Fo’ cantano “la danza dell’arroganza ha da finire e presto finirà […] sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re fa male al ricco e al cardinale…” da buoni menestrelli nel ampio panorama musicale italiano.

Carta – cantieri sociali


 

Atmo.Brtscchitsch CHANGE YOUR LIFE

Ascoltando le 14 tracce che compongono “Change Your life” vengono subito i grandi del genere: Massive Attack, i primi Morcheeba, Bjork e di Tricky (ma la lista potrebbe continuare).
A chi dunque il merito? A due personaggi abbastanza conosciuti sulla scena, un po’ meno al grande pubblico: Dr. Atmo (ovvero Amir Abadi che ha al suo attivo circa 30 produzioni e partecipazioni varie) e Paul Brtschitsch. L’album, che fila liscio per oltre un ora, percorre sentieri tipicamente down beat, come in “Every day” o in Morningsun. In “Some Girls”, i ritmi breakbeat vengono accompagnati da una voce ripetitiva. In altre tracce ci si sposta più sull’asse elettrojazz e tecno
Dunque un gran bel lavoro, raffinato, pieno di attenzione nei particolari, ricco di parti cantate perfettamente amalgamate alla musica.

Carta – cantieri sociali


 

MESCAL.IT 2003 – Le canzoni più votate dal sito

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E’uscita in questi giorni “Mescal.it” un doppio cd al prezzo di uno. Una compilation atipica che stravolge la normale logica delle raccolte piene di “hits”. La “Mescal”, gloriosa casa di produzione indipendente (Afterhours, Subsonica, Cristina Donà, Bluvertigo, Modena City Ramblers, Cesare Basile, Massimo Volume e tanti altri), espone tutti i “gioielli” di casa, in una scaletta insolita che è stata selezionata dagli utenti del sito Mescal.it attraverso votazione telematica.
Il risultato? Una reale fotografia dei gusti del pubblico, quello più affezionato ai suoi beniamini. Trentasei canzoni che raccontano un pezzo di “storia” della musica italiana più recente e interessante, che è riuscita a slegarsi dalla tradizione mantenendo alto il livello qualitativo. Su ogni copia venduta un euro sarà devoluto ad Emergency.

Carta – cantieri sociali