Riassunto delle puntate precedenti: i blog all’interno delle testate di grandi media company vanno pagati o no? Modelli come quelli de Il Fatto Quotidiano, che riprendo “paro paro” quelli dell’Huffington Post e probabilmente di altre realtà sono ripetibili? (Sintetizzo brutalmente il modello: ti do il blog, ti do visibilità, tu ci scrivi ma non ti paghiamo e ovviamente ti avvisiamo prima e se decidi di scrivere accetti questa condizione.) E ancora: affermazioni come quelle del direttore Lucia Annunziata sui blog che fanno opinione e non informazione e quindi non vanno pagati è condivisibile?
Il dibattito è in rete da qualche giorno, qui trovate un po’ di articoli se volete approfondire:
• per un confronto civile tra blogger e giornalisti
• fare parte dello Huffington Post o farsi da parte
Il mio punto di vista è molto semplice: se scrivi per una piattaforma che fa informazione, che siano le tue opinioni o meno, tu dovresti essere pagato. Non riesco a comprendere la questione relativa “alle opinioni”: mi chiedo ad esempio se gli editoriali che venivano pubblicati su La Stampa a firma di Lucia Annunziata venissero pagati o meno. Io mi auguro di sì, per lei e per tutti quelli che firmano degli editoriali. Questa posizione è quantomeno bizzarra, tanto che non la vedo molto difesa in rete, almeno non mi sembra.
Altra cosa è invece dire che scrivere nei blog dell’Huffngton Post Italia è come scrivere su Twitter e Facebook: ci sogneremmo mai di chiedere soldi a Facebook o Twitter perché loro fanno ricavi con quel che scriviamo? Ovviamente no. Però, mi permetto, il paragone non regge a mio parere.
Perché:
1) anche se non trovo la dicitura, l’Huffinghton Post è una testata giornalistica di fatto (a proposito, ho appena chiesto info e attendo risposta, arriverà mai?)
2) a differenza di piattaforme come Facebook e Twitter, non tutti possono avere un proprio spazio: o mi sbaglio?
3) facebook e twitter sono dei “luoghi” nati per dialogare e condividere, dove nel loro dna c’è la possibilità di interazione alla pari, mentre se hai un blog sull’Huffngton “tu” parli e i lettori ti leggono e possono al massimo commentare, credo (e anche giustamente) in maniera filtrata.
Quindi io ritengo una “furbizia” scambiare visibilità con la retribuzione. E’ vero anche che non mi risulta che nessuno abbia promesso pagamenti, e chi ha deciso di aprire un blog senza percepire compenso l’abbia fatto volontariamente: il 50% della colpa sta in chi accetta.
ps.
per Peter Gomez con cui ho avuto un lungo botta e risposta su Twitter. Provo a chiarire poiché non sono stato capace in 144 caratteri.
Ho scritto questo tweet “Premio ai 450 blogger che non pagate > #derivadelgarda > #mia12 > IL FATTO” poiché avete vinto il premio come miglior sito politico d’opinione e quindi secondo il mio modestissimo parere è soprattutto merito dei blogger, che esprimono opinioni, e non raccontano fatti (come dite voi) se avete vinto questo premio. Altrimenti avreste vinto il premio come miglior sito d’informazione. Almeno chi vi ha votato vi percepisce in questo modo, credo.
A questo punto, anche per quel che ci siamo scritti su twitter, le chiedo un chiarimento (poiché abbiamo twittato un po’ e ad un certo punto mi è sembrato di capire che ci fosse un problema “economico” e non solo di scelta). Premesso che, come detto, avevate avvisato i blogger, al fattoquotidiano.it non li pagate perché ritenete giusto non pagarli in quanto esprimono opinioni o perché non avete i soldi per farlo?
Grazie.
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