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Per arrivare in Contrada Troitta, sul territorio di Ramacca in provincia di Catania, bisogna prendere l’uscita Gerbini sulla A-19 che collega Palermo con Catania. Venendo da Catania si fa un pezzo di autostrada con l’Etna, maestosa, che ti accompagna. Poi, prendendo lo svincolo e passando da Sferro l’immersione nella natura è totale: infiniti giardini d’arance, a perdita d’occhio, a cui si affiancano altre colture tra cui distese di carciofi. E l’Etna sempre lì, visibile da ovunque in zona.

L’azienda agricola di Francesco Randazzo è, come spesso da questi parti, una questione di famiglia: fu il nonno ad iniziare, il padre e lo zio a costruirci una vita e ora tocca a  lui e suo cugino, omonimo, ad andare avanti. Attualmente l’azienda ha oltre 10000 piante su 45 ettari di terreno in due zone diverse, alcune di queste piante sono giovani e non ancora produttive. La qualità maggiormente presente è quella del Tarocco Scirè, a polpa rossa. Gli impianti di irrigazione rigorosamente a goccia: permettono di razionalizzare l’acqua e vengono gestiti più facilmente.

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Francesco ha 27 anni ed è uno dei due “fattori” di “Fattore Futuro” che incontro in questo piccolo viaggio in due aziende locali che producono per McDonald’s Italia le arance che da quest’anno si trovano nei Mc Cafè per fare le spremute. Il progetto ha selezionato 20 giovani agricoltori in giro per l’Italia: chi produce carne, chi frutta, chi insalate, chi latte, chi patate e così via. A loro il compito, nei prossimi 3 anni, di essere fornitori di McDonald’s Italia e avere così un valido supporto per portare avanti i loro progetti.

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Tornando indietro e riattraversando il percorso fatto, il giro continua a Sferro presso l’Azienda Agricola Arcolai Giosuè che conta, in più zone, circa 100 ettari di terreno coltivato, soprattutto in arance, di diverse varietà. Per le spremute, fornirà a McDonald’s il tarocco a polpa rossa, la cui circonferenza misura da 67 a 76 millimetri e in gergo vengono chiamate “il 120” perché in una cassetta di arance di quella dimensione ne entrano più o meno 120.

Giosuè ha 35 anni e come Francesco dopo il diploma ha deciso di continuare il progetto intrapreso anni prima dal nonno e portato avanti dal padre. Col fratello ha anche attivato una piattaforma di distribuzione al nord Italia dove spedisce frutta, verdura, ortaggi e anche prodotti lavorati. Dopo averci fatto vedere una parte del giardino e dopo l’assaggio di rito, così come avvenuto nella campagna di Francesco, ci porta a vedere una nuova zona di coltivazione, con le piante ancora piccole: lì ci mostra come la tecnologia lo sta aiutando avendo automatizzato, gestendo anche tramite app da smartphone, il sistema di irrigazione e anche di concimazione liquida. In questo modo la saggezza orale, tramandata negli anni incontra la tecnologia per poter lavorare in maniera più razionale ed efficace.

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Francesco e Giosuè, nel raccontare il loro lavoro, tradiscono una certa emozione che deriva dall’amore, senza retorica, per la loro terra. Una terra che li ha visti crescere passando dai giochi e al lavoro con la stessa passione e lo stesso attaccamento. Certo, il lavoro di agricoltore non è facile, né leggero, non conosce giorni di riposo in alcuni periodi dell’anno, ma questo non sembra spaventarli, anzi dà loro la consapevolezza di ciò che hanno alle spalle e ciò che stanno costruendo, giorno dopo giorno.

Arancia dopo arancia.