Kate Eichhorn / 2022 Teh Massachusetts Institute of Technology / 2023 Einaudi Editore 

Lungo tutte le 122 pagine di questo saggio scritto dalla studiosa Kate Eichhorn (che insegna Culture and Media Studies alla New School di New York) corre un filo rosso che lega i vari ambiti del suo pensiero: la necessità di far comprendere cosa siano oggi “i contenuti”, come vengono prodotti, da chi e con quali scopi. Per Eichhorn questo è uno snodo cruciale che guarda al nostro futuro considerando che già nel (recente) passato e nel presente la conoscenza (o la non conoscenza) di ciò che tutto i giorni definiamo “contenuto” ha influito e influisce nel modo che abbiamo di pensare, informarci e votare.

Nei capitoli del libro si approfondisce il tema da vari punti di vista soprattutto attraverso un racconto storico di come “i contenuti” abbiano avuto un ruolo sempre più importante nell’industria culturale del suo paese, gli Stati Uniti, ma non solo ovviamente. Dalla politica al giornalismo, dall’intrattenimento alla cultura, dalle fabbriche dei contenuti a quelli generati dagli utenti, la panoramica è ampia e ben documentata. Chiaramente molto “americano-centrica” considerato quello l’ambito di studio di Kate Eichhorn.

Tra i tanti passaggi, molto interessante la fotografia che contrappone “il capitale culturale” (Pierre Bourdieu) al “capitale di contenuti”: una fotografia che non vuole far scontrare un passato (idealizzato) ad un presente (deleterio), ma che semplicemente testimonia una differenza sostanziale che da possibilità è diventata regola, creando fenomeni per cui le interazioni generano valore più delle conoscenze.

Leggendolo ho avuto l’impressione di sapere già tutto, ma di scoprire sempre qualcosa di nuovo, esattamente come accade studiando la storia, una storia che ci riguarda. Per chi la rete, negli ultimi 20 anni, l’ha vissuta troverà tanti dejavù e conferme. Per chi invece ha una età universitaria (ed è interessato al mondo dei media, della comunicazione, dei social e del digitale, della cultura) avrà modo di ricostruire un vissuto che ora è un dato assodato, ma che in passato non lo era. Il taglio di questo saggio è prettamente accademico, ma mai borioso. Si legge molto velocemente e si sottolinea con gran gusto.

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