Ora che l’orrore è sotto gli occhi di tutti noi, occorre aprirli bene per vedere l’orrore quotidiano che da anni viene perpetrato in maniera sistematica nei territori occupati della Palestina. Ora che i numeri dei morti a Gaza raggiunge cifre mai raggiunte, ora che i numeri dei bambini morti a Gaza ha raggiunto cifre mai ragione bisogna fermarsi. Fermarsi e guardare oltre questo orrore per provare a capire ciò che in realtà – non vivendolo sulla nostra pelle – non si può capire. Ciò che leggendo non si riesce ad accettare.

Per provarci, si può leggere –  ad esempio – Amira Hass, giornalista israeliana trapiantata in Cisgiordania, che scrive “Unisci i puntini per riconoscere il mostro“.

Il piano per spezzettare e saccheggiare la Palestina va avanti da decenni, indipendentemente dall’orientamento dei governi israeliani e sotto gli occhi di tutto il mondo. È fatto di vessazioni quotidiane, leggi discriminatorie e tanti piccoli e grandi soprusi, giorno per giorno, anno per anno.”

 

Il reportage di Amira Hass si può leggere sul numero di The Passenger dedicato alla Palestina*: è un un punto di partenza per orientarsi mentre fuori tutto è in tempesta, pubblicato prima dell’attacco terroristico dei miliziani di Hamas del 7 ottobre scorso.

Il numero dedicato alla Palestina, come tutti i libri-rivista di The Passenger, ci restituisce un affresco vivo e vivido di un paese, della sua cultura, dei suoi conflitti, delle sue contraddizioni. Un racconto di come l’orrore possa prendere varie forme non solo quello degli attacchi terroristici e delle risposte militari disumane: finito l’orrore resteranno le macerie, ma se oltre le macerie rimarrà la stessa situazione di occupazione e soprusi, la storia continuerà a ripetersi e l’orrore continuerà ininterrotto.

Una lettura necessaria e molto dolorosa per provare ad unire i puntini.

 

Segnalo dall’Indice*:

  • Sheikh Jarrah: pulizia etnica a Gerusalemme — Nour Abuzaid

Il gruppo di ricerca Forensic architecture ha composto una narrazione multimediale che ripercorre la battaglia legale di alcune famiglie di Gerusalemme Est contro gli espropri e le occupazioni abusive, all’insegna della resilienza e della solidarietà.”

  • Una storia di resistenza — Yumna Patel

Il campo profughi di Jenin è il simbolo della resistenza contro l’occupazione israeliana e il teatro di alcuni degli scontri più violenti. Tra gli edifici coperti di manifesti di martiri, la disillusione nei confronti del processo di pace e del governo sempre più autoritario dell’Anp porta molti giovani a imbracciare le armi.

  • Una prigione a cielo aperto — Asma’ al-Atawna

Crescere a Gaza, uno dei luoghi più poveri e densamente popolati sulla faccia della Terra, in una società patriarcale, conservatrice e razzista, significa vivere in un immenso carcere. Dopo aver provato in tutti i modi a ribellarsi, una giovane palestinese ha fatto l’unica scelta che le restava: la fuga e l’esilio