Perciò quando compra un libro lo recensisce o lo consiglia o, perlomeno, ne fotografa la copertina, anche impilato sotto altri libri o come pretende il trend del momento. Fa le liste delle cose che ha letto e visto, fotografa i biglietti del cinema e del teatro, preferisce guardare una nuova uscita rispetto a “recuperare” un classico perché sono più spendibili socialmente. Critica il capitalismo, ma sfrutta il suo tempo fino a diventare una macchina mangia-intrattenimento.
(Pag. 64 – Cap. 12 “La Recensione/”)
Psicoanalisi del nostro scrivere
Arnaldo Greco con il suo “E anche scrittore. Come ci siamo messi tutti a scrivere“* offre una vera e propria seduta psicoanalitica collettiva sulla nostra frenetica relazione con la parola scritta nell’era digitale.
L’autore ci mette di fronte a uno specchio, costringendoci a riflettere su un fenomeno ormai pervasivo: siamo tutti, chi più chi meno, diventati scrittori.
Il libro, infatti, esplora come, in un’epoca in cui siamo costantemente impegnati a produrre testi – che siano post sui social media, email di lavoro, recensioni online o messaggi istantanei – il concetto stesso di “Scrittore” si sia profondamente trasformato.
Il libro analizza come siamo diventati creatori incessanti spinti da motivazioni spesso inconsce, ma io direi ormai assolutamente evidenti, come il desiderio di visibilità, la necessità di esprimere un’opinione o, semplicemente, l’impulso a lasciare una traccia. Non c’è nel testo, in realtà, uno svelamento di qualcosa che ignoriamo, ma c’è invece una verità che ci viene sbattuta in faccia proprio come accade in psicoanalisi.
Chi vorrebbe sentirsi dire delle cose che già sa ma che volutamente mette sotto il tappeto?
Greco, con il suo stile acuto e provocatorio, smaschera le illusioni e le vanità che spesso si celano dietro il nostro scrivere quotidiano. Ci porta a interrogarci sul perché sentiamo il bisogno impellente di comunicare, di esporci, di dire la nostra su ogni argomento. È un’analisi che colpisce nel segno, perché riconosce in ognuno di noi quel “piccolo scrittore” che cerca la sua voce.
Il libro si rivela così non solo una riflessione sociologica sul fenomeno della scrittura diffusa, ma anche un percorso introspettivo. È come se il Dottor Greco ci mettesse sul lettino, invitandoci a esplorare le ragioni profonde che ci spingono a digitare, a pubblicare, a condividere. È un’occasione per comprendere meglio le nostre pulsioni creative e comunicative, a volte sincere, a volte dettate da pura vanità.
Importante: trapela in modo evidente che il Dottor Greco è ben cosciente di essere anche “paziente”; non si erge a moralizzatore, ma svolge più una funzione evidenziatrice.
“E anche scrittore” è un libro illuminante e liberatorio, che ci permette di riconoscere in quelle pagine le nostre stesse abitudini, le nostre piccole manie e, in fondo, una parte di noi stessi. È un invito a riflettere non solo sul cosa scriviamo, ma soprattutto sul perché lo facciamo, e su come il nostro rapporto con la parola scritta si sia evoluto.



